Rischi al ribasso per le fragilità del settore bancario”. Migliorano le stime di crescita, ma l’Italia resta fanalino di coda Ue. C’è un sottile messaggio elettorale tra le righe delle previsioni economiche invernali diffuse dalla Commissione europea. E suona un po’ come un avvertimento a chi fa promesse da libro dei sogni. Perché Bruxelles vede sì una ripresa più forte per il 2018 (dall’1,3% stimato in autunno si è passati all’1,5%), ma con una precisazione: le stime valgono «a politiche invariate». E cioè l’Italia dovrebbe «continuare a implementare le riforme pro-crescita che sono già state adottate», oltre che «perseguire politiche fiscali prudenti». Ossia: continuità e niente misure in deficit. Chi ha orecchie per intendere, probabilmente, intenderà. 

 

Tutto questo perché l’Italia deve comunque far fronte ad alcuni «rischi al ribasso», in primis «lo stato ancora fragile del sistema bancario». Infatti per il 2019 la Commissione stima una frenata della crescita, che dovrebbe scendere all’1,2% del Pil, mentre restano invariati i dati del 2017 (1,5% come previsto a novembre). 

Anche quest’anno, comunque, il nostro Paese resta il fanalino di coda nella classifica europea della crescita. Sia in quella dell’Eurozona (2,3% di media), sia in quella dell’Ue a 27 (2,5%). Soltanto il Regno Unito fa peggio di noi, con un misero +1,4% legato principalmente alle incertezze della Brexit. «L’economia europea - ha detto il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis - ha superato le attese e la sua crescita dovrebbe rimanere alta anche l’anno prossimo». Pierre Moscovici, commissario agli Affari Economici, ha aggiunto che «disoccupazione e deficit continuano a crescere, mentre gli investimenti crescono». 

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dall'articolo di Marco Bresolin   per lastampa.it 

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