Il reddito di cittadinanza del M5s, insostenibile per i conti pubblici, è l'alibi dei piddini che vogliono evitare l'abbraccio (mortale) con Di Maio e Casaleggio. «Non possiamo dire che si può vivere di assistenza, non credo che reddito di cittadinanza sia la soluzione, dare un reddito tanto per darlo non va bene» spiega la renziana Debora Serracchiani, fresca di dimissioni da vicesegretario nazionale del Pd. Eppure proprio sul reddito assistenziale si può trovare un punto di convergenza tra grillini e democratici. A partire proprio dalla Serracchiani, che in Friuli Venezia Giulia dove governa da cinque anni (si vota tra un mese) ha introdotto un reddito minimo garantito fino a 550 euro netti al mese per i residenti nella regione con un reddito inferiore a 6mila euro annui (costo totale: 25 milioni di euro dal bilancio regionale).

 

Una legge votata e addirittura scritta anche dal M5s in consiglio regionale («Abbiamo partecipato alla stesura di quella che, come principi, è una misura molto simile al nostro reddito di cittadinanza» spiegarono i consiglieri M5s friulani). Ma guai a dire alla Serracchiani che è un reddito di cittadinanza targato Pd, quell'assegno pubblico mensile va chiamato «misura di inclusione attiva e sostegno al reddito». Ma il concetto è lo stesso: le tasse di chi lavora finanziano il sostegno pubblico a chi ha un Isee basso.

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dall'articolo di    per ilgiornale.it 

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