La Corte di Cassazione ha ribaltato una sentenza della Corte d'appello di Milano sancendo il principio secondo il quale si può essere conviventi, e quindi una famiglia, anche se non si vive sotto lo stesso tetto. Possono essere considerati conviventi di fatto anche coloro che hanno abitazioni o residenze anagrafiche differenti: questo il  principio espresso di recente dalla Corte di Cassazione ribaltando una precedente sentenza della Corte d’appello di Milano che aveva negato il risarcimento del danno alla compagna di un uomo, vittima di un incidente sul lavoro. I Giudici lombardi avevano respinto le richieste della donna (anche) in base al presupposto che l’uomo aveva una residenza diversa da quella della compagna. La convivenza è un «legame affettivo stabile e duraturo» tra due persone che «abbiano spontaneamente e volontariamente assunto reciproci impegni di assistenza morale e materiale» a prescindere da un’effettiva «coabitazione» della coppia. 


Secondo la Cassazione, i giudici milanesi hanno sbagliato perché non avevano tenuto conto che oggi, per svariate ragioni, avere una medesima residenza o vivere sempre insieme non è un tratto distintivo della famiglia di fatto: per essere conviventi è sufficiente essere legati da un legame affettivo stabile e duraturo in virtù del quale i conviventi abbiano assunto reciproci impegni di assistenza morale e materiale.

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dall'articolo di ALESSANDRO SIMEONE* per repubblica.it 

 

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