Il call center delle bugie. Attira le donne venete con la promessa di una carta-sconti: si ritrovano a pagare 2.900 euro; la base operativa è in un monolocale a Padova dove ci siamo fatti assumere. Dica la verità: vuole vendermi qualcosa». «Vendere? Ma no, signora, come le viene in mente... È solo un sondaggio…». «Un sondaggio». «Sì, solo un sondaggio». «Allora va bene, fidiamoci. Facciamo questo sondaggio».Fidiamoci. Ecco, al telefono è più facile. Davanti a me non c’è un corpo, soltanto una voce che arriva alla cornetta. Un fantasma senza volto. E a un fantasma si può mentire, o almeno provare a colorargli i dettagli fino a rendere ogni parola verosimile.

 

Un passo indietro. Tutto inizia ad aprile: una mamma vicentina racconta al Corriere del Veneto di aver accettato di rispondere alle domande di un call center. «In cambio, hanno detto di volermi fare un regalo. E quando, il giorno dopo, alla porta di casa si è presentato quell’uomo chiedendomi di firmare un modulo, io l’ho fatto...». Credeva stesse per consegnarle una tessera-sconti. «In realtà ho sottoscritto un contratto che mi impegna ad acquistare merce per 2.900 euro». A questa fanno seguito altre testimonianze simili, tutte da parte di donne che raccontano la stessa sequenza: una telefonata, l’appuntamento per ritirare un premio, e il tentativo di far loro firmare un accordo che le vincola a spendere migliaia di euro.

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dall'articolo di Andrea Priante  per corrieredelveneto.corriere.it 

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