picconatore di Milano 2Milano 13 maggio 2013 - Un’ora e mezzo di follia che ha fatto tre morti e due feriti. È morto nella mattina di martedì anche il pensionato che era ricoverato a Niguarda in gravi condizioni. Ermanno Masini, 64 anni è la terza vittima. Nel corridoio dell’ospedale Policlinico era stato invano vegliato dal figlio. Figlio unico, che ha già perso la mamma. Figlio distrutto dal dolore e dall’attesa, che piangeva rassegnato: “Forse è meglio… è meglio… se papà non passa il resto dei suoi anni come un vegetale…”. ”Era un uomo buono, molto impegnato nel volontariato e sempre pronto ad aiutare gli altri”. Questo e’ il ricordo del vicino di casa di Ermanno Masini. ”Aiutava le persone anziane, si impegnava moltissimo, al punto che neanche io avrei avuto la forza di fare cio’ che faceva lui”. Il vicino, suo coetaneo, ricorda momenti passati insieme e  descrive Masini come ”un uomo grande e grosso, molto forte, che avrebbe potuto ammazzare soltanto una persona con la stessa furia del Ghanese”. Intanto è stato convalidato dal gip del tribunale di Milano Andrea Ghinetti, l’arresto del 31enne ghanese Mada Kabobo, l’uomo che sabato mattina ha ucciso due persone e ne ha ferite altre tre a picconate nel quartiere di Niguarda.

 L’immigrato ha risposto alle domande degli inquirenti per circa un’ora e mezza, assistito dal suo legale, Matteo Parravicini. Finiscono così le possibilità di fermare Kabobo, che da questo momento inizia a picchiare per uccidere. In una sequenza forsennata e ravvicinatissima: tra le 6 e 20 e le 6 e 30, un uomo ucciso e due in fin di vita.

picconatore di Milano

La prima chiamata al 112 dei carabinieri è delle 6 e 28. Ieri anche il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, rifletteva con amarezza: «È assolutamente incomprensibile che nessuno abbia avvisato le forze dell’ordine». E così si ritorna alla domanda chiave: perché? Ernesto Savona, criminologo dell’università Cattolica di Milano e direttore del centro Transcrime , prova fare un’ipotesi: «La paura può provocare comportamenti in qualche modo “omertosi”. Credo che queste persone non abbiano messo a fuoco il reale pericolo. Purtroppo viviamo in un contesto di legami labili e, una volta in salvo, non si pensa al rischio che qualcun altro potrebbe correre». Mauro Magatti, che in Cattolica insegna sociologia, aggiunge: «Facciamo parte di una società individualista con uno scarso senso della cosa pubblica, come conferma l’episodio di sabato mattina». E «premesso che, come Kabobo, migliaia di immigrati vivono in condizioni umanamente opprimenti, sospesi nel nulla, impigliati nelle reti della legge», resta il fatto che in Italia la «dimensione che ci vede cittadini attivi a fianco delle forze dell’ordine è ai minimi storici».

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dall'articolo di oggi.it 

 

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