La Guardia di Finanza ha depositato il rapporto sulle modalità che hanno portato all'assunzione di Alfano junior da parte del gruppo all'epoca guidato da Massimo Sarmi. "Suo nome cercato direttamente su Linkedin", scrivono. E adesso quel contratto rischia di essere dichiarato nullo. Nessuna “scheda di richiesta assunzione“, nessun “riscontro della convocazione per un colloquio conoscitivo” , ma solo una semplice ricerca diretta su Linkedin, il social network professionale per chi offre o cerca un posto di lavoro. Sono queste le anomalie riscontrate dagli investigatori della Guardia di Finanza nell’assunzione da parte di Postecom, società controllata dal gruppo Poste, di Alessandro Alfano, il fratello minore del ministro degli Esteri, già finito diverse volte nella bufera (leggi la sua storia). Anomalie contenute nel rapporto che i finanzieri hanno depositato sul tavolo della Corte dei conti.
Da alcuni mesi, infatti, i magistrati contabili indagano sul quel contratto d’oro sottoscritto dal fratello del leader Ncd nel 2013: uno stipendio da 160 mila euro all’anno, poi cresciuto fino a quota 200 mila. Incarico che Alfano junior avrebbe ottenuto grazie all’interessamento del faccendiere Raffaele Pizza, il fratello di Giuseppe, ex sottosegretario del governo Berlusconi, almeno stando alle intercettazioni dell’inchiesta che nel luglio scorso ha coinvolto anche il deputato di Ncd Antonio Marotta. Atti investigativi che l’attuale ministro degli Esteri aveva definito come un “riuso politico di scarti dell’inchiesta”.
Nel mirino degli investigatori – come racconta Repubblica – sono finite proprio le modalità con cui Alfano è stato assunto da Poste. Un contratto che rischia di essere dichiarato nullo dai magistrati contabili, mentre se sarà provato il danno erariale il fratello dell’ex ministro dell’Interno dovrà restituire quanto percepito durante il suo incarico. Per i finanzieri, infatti, la sua assunzione sarebbe stata ordinata “senza alcuna procedura comparativa documentata e documentabile”. Alessandro Alfano – sostengono gli inquirenti – “non era neppure stato annoverato nella rosa dei primi cinque candidati individuati nel 2013 e, neppure quando si è deciso di accantonare tali nominativi e di procedere alla ricerca del candidato con il profilo più adatto sul profilo Linkedin, inserendo le caratteristiche richieste, il suo nominativo è apparso”. Colpa forse del titolo di studio vantato dal fratello del ministro, una laurea Economia e Commercio, conseguita a 34 anni e finita – tra l’altro – al centro di un’inchiesta poi archiviata dalla procura di Palermo.
“Visto l’esito negativo della ricerca effettuata con i parametri curriculari – spiegano sempre i militari della Finanza – i vertici di Poste hanno cercato direttamente sul portale Linkedin il nominativo di Alessandro Alfano, di cui è apparsa la schermata“. Come fare dunque per assumere direttamente il fratello del ministro? Basta cercare direttamente il suo nome su Linkedin: semplice no? Eppure l’ex amministratore delegato di Poste Massimo Sarmi non è d’accordo. E infatti ha dichiarato che l’assunzione di Alfano junior è dovuta solo “alla sua buona conoscenza del territorio del Sud Italia“. E dire che la sede di lavoro di Alessandro Alfano “era Roma e non il Meridione”e il vice di Sarmi, Claudio Picucci, ha ammesso che: “Il nome era altisonante”. Antonio Mondardo, consigliere d’ amministrazione di Poste, ha spiegato: “Il cda non era stato messo a conoscenza dell’ esigenza di ricoprire detto ruolo e che per tale carica fosse prevista l’ assunzione di Alessandro Alfano”. Poco importa, però. Perché dopo averlo cercato – e trovato – su Linkedin, i vertici di Poste assumono Alfano. E in tre anni gli aumentano lo stipendio da 160 a 200 mila euro, nonostante – secondo gli stessi finanzieri – non abbia mai firmato un documento. In compenso si fa segnalare per la diffida inviata alla trasmissione Report, che lo aveva intervistato dopo aver raccontato del bagno chimico da 5.600 euro costruito nel suo ufficio su sua espressa richiesta. Come dire: un posto d’oro con bagno d’argento.