“Basta con l’egocrazia”. E sul M5s: “Bisogna incalzarli per dividerli, c’è una massa sterminata di popolo che attende segnali”. Nicola Zingaretti chiude i lavori della sua Piazza Grande di Roma con un discorso di quasi due ore, in cui non nomina mai Matteo Renzi, ma prova a stendere un velo sul passato, intendendo come “chiusa quella stagione” in cui “ci siamo nascosti dietro la forza anche straordinaria di un leader”. Una critica all’impostazione voluta dall’ex rottamatore fiorentino che si allarga alla storia poco felice di dieci anni di Partito democratico(“Siamo passati da 12 milioni a 6 milioni di voti”),

ma in parte anche a come si è governato, quando è accaduto, in questo decennio (“abbiamo tolto 10 milioni di euro agli enti locali”, ha ribadito). Per il presidente del Lazio, però, “non è il tempo dell’abiura ma della riflessione e del cambiamento, per un nuovo paradigma. Ecco la ricerca, non l’abiura. L’ammissione di una fase storica alle nostre spalle in cui ci siamo convinti che la crescita avrebbe portato la fine delle disuguaglianze”.

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dall'articolo  di Vincenzo Bisbiglia  per ilfattoquotidiano.it 

 

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