Alcuni colleghi di governo gli avevano perfino dedicato un motto — «Avanti Savona!» — affascinati com’erano da quella colta e aulica determinazione con cui esortava i giovani vice premier a tenere duro con l’Unione. Savona avanti, Di Maio e Salvini dietro, in Consiglio dei ministri era prevalsa la tesi che l’esecutivo non avrebbe avuto nulla da temere da una Commissione a fine mandato, e dunque troppo debole per poter osare una procedura contro l’Italia.

«Senza paura», diceva il titolare per gli Affari europei, che con la sua prosa argomentata aveva fatto presa sui colleghi a digiuno di economia, finendo per sovrastare le obiezioni di quanti — da Moavero a Giorgetti, passando per Tria e buon ultimo anche Conte — avevano una visione opposta: proprio perché la Commissione è a fine mandato avrà pochi margini di manovra, e dovrà limitarsi all’uso di regole che sono draconiane.

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dall'articolo di Francesco Verderami  per corriere.it 

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