Tiziano, il padre del premier indagato a Genova, non è un caso isolato. Altre imprese della famiglia hanno subito processi e multe. Ha riunito i devoti iscritti nell’angusta sede del Pd a Rignano sull’Arno, in piazza XXV Aprile. Sulle scrostate pareti alle sue spalle, occhieggiavano i poster di Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer, illustri antenati dell’amato figliolo alla guida della sinistra italiana. 

Poi Tiziano Renzi, il pomeriggio del 16 settembre 2014, ha spiegato al gruppetto di concittadini accorsi che altro non poteva fare: dimissioni irrevocabili da segretario locale del partito. Quella mattina, la Guardia di finanza di Genova aveva bussato alla sua villa di Torri, in cima a una collina non distante, per consegnargli un avviso di proroga delle indagini. L’accusa: la bancarotta fraudolenta della Chil post, l’ex società di famiglia che si occupava di marketing e distribuzione di giornali. Il padre del premier, a ottobre del 2010, ne aveva ceduto una parte alla Eventi 6: azienda che appartiene alle figlie, Matilde e Benedetta, e alla moglie, Laura Bovoli. Mentre il ramo secco, pieno di debiti e guai, passava a Gianfranco Massone, 75 anni: suo figlio, Mariano, è in affari con Tiziano Renzi da anni. Anche la carica di amministratore della Chil post finiva a una vecchia conoscenza: Antonello Gabelli. Ma a febbraio del 2013, l’ex gioiellino di casa Renzi falliva. Portandosi dietro 1 milione e 200 mila euro di debiti. E tanti interrogativi a cui i magistrati genovesi, Nicola Piacente e Marco Airoldi, stanno tentando di rispondere.

Tiziano Renzi, con la baldanza trasmessa al figlio, ci ha scherzato su: "Finalmente mi hanno beccato!". Ha poi vergato una nota: "Alla veneranda età di 63 anni e dopo 45 anni di attività professionale, ricevo per la prima volta un avviso di garanzia…". In realtà non si è trattato di un battesimo giudiziario. Tre aziende di famiglia, dal 2000 a oggi, sono state condannate sette volte, tra cause di lavoro e civili. Contributi non pagati, lavoro irregolare, licenziamenti illegittimi, danni materiali. Il curriculum delle imprese dei Renzi non è immacolato come il giglio amato da Matteo. Nomi, persone e situazioni si rincorrono nel tempo. I Massone e Gabelli, Pier Giovanni Spiteri e Alberto Cappelli: i rodati partner d’affari di Tiziano sbucano fuori un processo dopo l’altro. Per intrecciarsi con l’attualità: l’accusa di bancarotta fraudolenta.

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dall'articolo di Antonio Rossitto per panorama del 29 settembre 2014 

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