In 590 pagine i giudici di appello spiegano il 416 bis. L’organizzazione nasce, di fatto il 14 settembre 2011 con una riunione al bar, per fondere i “business” e allungarne l’ombra sulla politica. Mafia capitale esiste. Anzi è esistita: ha una data di nascita, ma anche una di morte. La prima è il 14 settembre 2011. È la data che compare sul certificato di nascita della “piovra romana” così come “compilato” dai giudici della III Corte d’appello di Roma che in 590 pagine motivano come e perché un incontro, in un bar all’Eur, tra Massimo Carminati e Salvatore Buzzi abbia generato “un’associazione di tipo mafioso di nuova formazione, di piccole dimensioni e operante in ambito limitato” che puntava a far eleggere e collocare “soggetti affidabili” in posti chiave del Campidoglio.

Spezzato quello che per la procura di Roma era un “unicum criminale” le due formazioni appaiono distinte “per la diversità dei soggetti coinvolti nelle due categorie di azioni criminose, per la diversità stessa della azioni criminose e per la eterogeneità delle condotte organizzative ed operative; sicché – ragionano i giudici – non può essere condivisa la lettura unitaria proposta dall’accusa circa l’esistenza di un unicum criminale che, cementando le sue diverse componenti (criminali di strada, imprenditori e soggetti esterni alla amministrazione, pubblici funzionari corrotti) giunge ad avvalersi di una carica intimidatoria condizionante, da un lato, la legalità dell’agire amministrativo e, dall’altro, la libertà di iniziativa dei soggetti imprenditoriali concorrenti nelle pubbliche gare e ciò al fine di controllare ed orientare in proprio esclusivo favore gli esiti delle relative procedure”. I giudici quindi ignorano quella che era stata la filosofia spiegata dallo stesso Carminati in una intercettazione diventata famosa con la teoria del Mondo di mezzo che collegava il basso (del recupero credito) e l’alto (politici e imprenditori): ma il Tribunale ritiene invece che “due mondi – quello del recupero crediti e quello degli appalti pubblici – siano nati separatamente e separati siano rimasti, quanto a condotte poste in essere e consapevolezza soggettiva dell’agire comune”.

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dall'articolo di Giovanna Trinchella  per ilfattoquotidiano.it 

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