Razzismo imageNon si può più parlare di un pericolo, ma di una realtà quotidiana, diffusa. Figlia di un mutamento antropologico. ............. La Storia trascorre, e si ripropone oggi in un “eterno ritorno”. L’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Osce, così come la commissione parlamentare “Jo Cox”, parlano di un aumento impressionante di reati di violenza a sfondo di odio razziale negli ultimi mesi, in Italia. Solo da giugno a ottobre sono una settantina (omicidi, accoltellamenti, sprangate, investimenti).

A ben vedere, le basi materiali sono molto simili a quelle degli anni Venti. L’omicidio del nigeriano Emmanuel Chidi Namdi, a Fermo; il neonazista Luca Traini che leggeva il Mein Kampf che a Macerata spara trenta colpi contro sei stranieri; l’uccisione a Firenze del senegalese Idy Diane; quella del maliano Soumaila Sacko, in Calabria.

Ma cos’è il razzismo, sulla cui base animale e biologica si commettono questi crimini? Si può prendere per buona la definizione che ne dà lo storico Fredrickson in “Breve storia del razzismo” (Donzelli, 2002): «Quando differenze che potrebbero essere considerate etnoculturali vengono invece considerate innate, indelebili e immutabili». Una tara innata, animale, biologica.

«Andiamo a picchiare i neri», (Pomigliano). «’A negri qua non ce potete sta’, se non ve n’annate so’ affari vostra», (Tarquinia). «Non mi faccio visitare da un negro», (Cantù). «Gas per i negri», (Isola del Gran Sasso). «Non possiamo smettere finché voi negri siete qui», (Pavia). «Sporco negro, odio i negri», (Riccione). Sono tutte frasi pronunciate nel giro di un pugno di giorni dopo la famosa dichiarazione di Attilio Fontana, attuale Governatore della Lombardia: «Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata».

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dall'articolo  di Giuseppe Catozzella  per l'Espresso

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