i 2 MatteiIl destino ha una sua irriverente ironia, non va mai dimenticato. Ha quindi deciso (chissà quando) che il nome "d'ordinanza" di questa fase storica della politica nazionale sarebbe stato Matteo e prontamente i fatti si sono adeguati con disciplina prussiana. Proviamo allora a mettere in fila un po' di cose, proprio nel divenire turbolento del passaggio da un Matteo all'altro. Punto primo: Matteo R domina la scena per tre anni (2014-2016) come nessuno ha saputo fare prima di lui nella Seconda Repubblica ad eccezione di Berlusconi nella sua unica, vera e compiuta stagione di governo, cioè quella della legislatura iniziata nel 2001. Matteo S è oggi al centro della scena pure senza essere Premier e si avvia ad un successo elettorale alle elezioni Europee che sarà il suo trionfo personale, non molto diversamente da come accadde nel 2014 per Matteo R.

 

Punto secondo: ambedue appartengono ad una generazione "nuova", non tanto nel senso anagrafico (Matteo R è del 1975 e Matteo S del 1973) quanto perché operano perfettamente a loro agio nel sistema dominato dai social, cioè un mondo nel quale un post su Instagram vale più di una ben fatta conferenza stampa. Da questo punto di vista essi incarnano il definitivo superamento del berlusconismo in politica che, nessuno lo dimentichi, è stato il protagonista assoluto del passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica (tutti gli avversari del Cavaliere compreso Romano Prodi, che lo ha battuto due volte su due alle elezioni, hanno definito la loro identità "per differenza" da lui).

Punto terzo entrambi concepiscono la leadership in modo assoluto e plebiscitario, con brutale allergia verso le liturgie di partito e verso i "disturbatori" della volontà del Capo.

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dall'articolo di Roberto Arditti   per huffingtonpost.it

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