Protocolli dei Savi di SionUn falso storico smascherato già nel 1920. Eppure l'opera venne utilizzata da Hitler per il Mein Kampf. Storia dell'opera rilanciata dal senatore M5s Lannutti. Un falso storico, un documento creato ad hoc dalla Ochrana, lapolizia segreta zarista per diffondere l'odio verso la popolazione ebraica nell'impero di Russia. Nel Protocollo dei savi di Sion, noto anche come Anziani di Sion rilanciati in un post poi cancellato dal senatore pentastellato Elio Lannutti un testo con le sembianze di documento segreto, gli ebrei venivano accusati di organizzare una cospirazione per impadronirsi e controllare l'intera comunità internazionale. In una parola di impadronirsi del mondo.

Il libro si articola in 24 protocolli in cui gli Anziani spiegano come intendono portare a compimento il loro piano. Per convincere i non israeliti - i goyim - diffondono idee liberali, promuovono la libertà di stampa, contestano la morale e i valori cristiani e patriottici. Le masse sono quindi controllabili tramite la finanza e i media. Un po' le accuse che sovranisti e ultranazionalisti rivolgono al nemico pubblico numero uno George Soros. Nei Protocolli, massoneria, capitalismo e finanza, ideologi liberali sarebbero manovrati dagli anziani per instaurare una teocrazia ebraica.

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La prima stesura degli Anziani di Sion fu a opera di Sergej Aleksandrovič Nilus, scrittore russo esperto di religione al punto da definirsi un mistico, tra il 1901 e il 1903. In un primo momento l'opera ebbe una diffusione limitata alla Russia, poi con un nuovo editore arrivò nel resto d'Europa. 

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Il "debunking" non impedì però all'opera di essere utilizzata da Adolf Hitler nel Mein Kampf per giustificare lo sterminio degli ebrei. «Fino a che punto l'intera esistenza di questo popolo sia fondata sulla menzogna continua è incomparabilmente mostrato dai Protocolli dei Savi di Sion così infinitamente odiati dagli ebrei», scriveva Hitler nel suo folle manifesto. 

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In Italia i Protocolli vennero pubblicati già nel 1921. Ripresi nella rivista La difesa della Razza, la loro "fortuna" toccò l'apice con una edizione nel 1937 con un saggio introduttivo di Julius Evola. Evola, pur sostenendo che si trattava di un falso storico, ribadiva come le teorie presentate si stessero realizzando. 

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