Gustav Klimt e le sue donneErano l'ossessione artistica del pittore che ha dato forma a un'epoca, mostrando splendori e consunzione dell'impero austriaco in dissoluzione. Sensualissime anche quando sono ritratte nel più casto dei modi, come nel Bacio, diventato un'icona. “A OGNI epoca la sua arte e a ogni arte la sua libertà”: dal 1898 la frase campeggia sulla facciata del Palazzo della Secessione, il movimento che ruppe in Austria i vecchi canoni artistici dell’Ottocento. Parole vere sempre e comunque, ma mai così esatte per descrivere quella stagione breve e intensa che visse il cuore dell’Europa a cavallo dei due secoli.

Gustav Klimt fu anima e motore di quella scena artistica, e se c’è un pittore che ha saputo dare forma a un’epoca, mostrare gli splendori e la consunzione di un impero in dissoluzione, questo è lui. Ancora oggi, davanti ai suoi quadri, possiamo respirare l’atmosfera – ricchissima, terribile e struggente – della Finis Austriae: un mondo che muore, scosso e affascinato dalle ombre disvelate da Freud, attraversato da nuove avventure culturali, folgorato nelle sue certezze dalle illuminazioni di Einstein, travolto infine dalla Guerra mondiale. E’ il regno dell’Uomo senza qualità, o meglio, di un insieme di mille qualità senza l’Uomo. Così Musil lo ha descritto. Così Klimt lo ha dipinto.

Eppure non gli assomigliava. Non bisogna farsi confondere dall’eleganza estrema dei suoi quadri. Era un uomo energico, un artista di rottura, un ribelle capace di grandi innovazioni, che conquistò Vienna con la sua bravura, poi la scandalizzò con i suoi affreschi (quelli destinati all’aula magna dell’università furono rifiutati), e infine la sedusse definitivamente con la sua maestria.

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Gustav Klimt e le sue donne Giuditta I

Se conosciamo il volto delle donne della Vienna di allora, invece, lo si deve solo a Klimt. “Non ho mai dipinto un autoritratto. La mia persona come soggetto di un quadro non mi interessa, mi interessano gli altri, soprattutto le donne“. E anche se la frase non è completamente vera (il volto del pittore appare piccolissimo in una decorazione del Burgtheater) è rivelatrice della sua ossessione artistica: una lunga indagine sull’universo femminile, a volte angelicato a volte tentatore, tenero o perverso, quasi sempre sensualissimo, anche quando viene disegnato nel più casto dei modi. Contraddizione che lo accompagna anche nella vita quotidiana: Klimt vive come un monaco (in casa con la madre e le sorelle, in studio dalla mattina alla sera) ma è un seduttore seriale, (soprattutto delle sue modelle).

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Già, l’oro. Per quanto sia stato uno straordinario pittore di paesaggi (i suoi Faggeti vibrano in un meraviglioso pulviscolo multicolore, molto più vero e intenso del pointillisme alla Seurat), per quanto abbia dipinto tanti quadri con colori normali, Klimt viene ricordato soprattutto come il pittor aureo. Forse era un destino, visto il mestiere del padre, o forse era una necessità dello stile dell’epoca: ma certo dal 1900 in poi Klimt ricopre sempre più d’oro le sue donne. Giuditta I (1901) è circondata da una lamina luminosa che sembra racchiuderne la sconvolgente sensualità: ne emergono solo il volto, il braccio, il candore del seno nudo, la testa di Oloferne è solo un dettaglio laterale. Se ne vede solo metà. La donna ritratta sembra più una perfida e seducente Salomè che non l’eroina biblica: una delle tante donne fatali che abitano la cultura dell’epoca.

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Commenti   

0 #1 Kristy-29 2019-02-07 09:52
Ma che tipo di donne c'erano in quel periodo storico? Le dame e le schiave? Sarebbe da approfondire...
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