Grecia affonda 1Vasilis Angelis legge nella rubrica del suo smartphone il bollettino della guerra che la Grecia sta perdendo: «Questo non c’è più, questo neppure, questo neanche però, forse, potrebbe tornare». Angelis è avvocato. Ha una laurea presa a Macerata e una patente nautica per girare in barca a vela l’Egeo. «Mio nipote Iorgos è a Londra e si occupa di ingegneria robotica, un altro sta per laurearsi ad Atene ed andrà in Germania o in Gran Bretagna.

Costas, un loro compagno di scuola, è già in Massachusetts, la figlia di un nostro amico in Virginia. Se non avessi due bambini piccoli partirei anch’io. Mi ha scritto uno studio legale canadese, lì guadagnerei probabilmente cinque, dieci volte quel che incasso qui». 

Le statistiche della Banca Centrale di Atene danno ragione all’empirico sondaggio di Vasilis. Negli ultimi 10 anni da un Paese di 11 milioni se n’è andato un greco su 20. Ma se si guarda solo alla fascia di età più produttiva, quella dai 20 ai 40 anni, la percentuale schizza al 35%: tre giovani ogni dieci, maschi o femmine in proporzioni uguali. «Io sto per partire — annuncia Dafni Drossou, 24 anni di energia e chioma nera —. Prima l’Erasmus in Francia, poi un qualunque lavoro pur di restare lì. Entusiasta? Certo. Illusa? No. Sono disposta ad accettare un lavoro meno qualificato di quello che dovrei con la mia laurea in architettura, ma per il semplice fatto che sarei costretta a farlo comunque, anche se restassi in Grecia. La differenza è che nell’Europa che non è indebitata, che non è come la Grecia, spero di esser almeno pagata. Poco, ma pagata e con la possibilità di avere un futuro. Qui gli studi di architettura, ma anche i bar, vogliono solo lavoro gratuito».

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dall'articolo di ANDREA NICASTRO  per Corriere.it 

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