Cina investeMa l’Italia rischia il condizionamento se non attrarrà anche capitali da altri Paesi. Da noi gli investimenti sono lo 0,75% del Pil, nel Regno Unito si sale al 2,5, in Finlandia al 3,8. A luglio scorso è successo qualcosa senza precedenti in Germania. Il governo ha bloccato la scalata di Leifeld, un’azienda leader nell’ingegneria dei materiali, da parte della cinese Yantai Taihai. Per la prima volta Berlino stava mettendo il veto su un’operazione di mercato per motivi puramente politici.

Pochi a Pechino se lo aspettavano, dopo due decenni durante i quali le imprese della Repubblica popolare avevano visto gli europei competere con foga per attrarre il loro interesse. Sempre in Germania poco più di un anno fa Geely, un gruppo privato che ha legami evidenti con la nomenklatura di Pechino, aveva speso 7,3 miliardi di euro per diventare primo socio al 9,7% di Daimler. Geely del resto aveva già preso il controllo di Volvo in Svezia, di Saxo Bank in Danimarca e di Levc, l’azienda che produce i taxi di Londra. Non sono state scorribande isolate. Sempre l’anno scorso Legend Holding, il gruppo basato in Cina che nell’informatica controlla Lenovo, ha comprato Banque Internationale di Lussemburgo. L’anno prima Cic, uno dei fondi sovrani di Pechino, ha preso il colosso europeo della logistica Logicor. Nel complesso dal 2010 i gruppi della Repubblica popolare hanno speso 145 miliardi di euro in acquisti in Europa — secondo un rapporto dei giorni scorsi di Merics e Rhodium Group — se si contano solo le operazioni per quote oltre il 10% del capitale.

......................

Non è un caso se in Europa Pechino ha alleati soprattutto nelle capitali nelle quali domina la classifica degli investitori. In Portogallo i cinesi sono leader nella filiera dell’elettricità, nel sistema finanziario, oltre che nella sanità privata. E il premier di Lisbona António Costa è il solo ad essersi opposto a una proposta di riforma dell’Antitrust Ue che contrasterebbe lo strapotere dei conglomerati cinesi. E quando la Ue ha cercato di passare risoluzioni di condanna per le violazioni dei diritti umani da parte di Pechino, Grecia e Ungheria hanno messi il veto. Xi Jinping, per entrambe, è un partner commerciale troppo importante per non dargli un po’ ascolto.

........................

dall'articolo di  Federico Fubini per Corriere.it 

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna