RAGGI VirginiaDurante il consiglio dei ministri fiume di martedì sera sono stati stralciati cinque commi su sette. La norma è svuotata: il ministero dell'Economia non si farà carico, come prevedevano le bozze precedenti, di rinegoziare il prestito obbligazionario su cui il Comune paga tassi di interesse altissimi. I 12 miliardi di vecchio debito di Roma escono dalla gestione commissariale. Ma a farsi carico delle rate dei mutui sarà il Campidoglio con il contributo dello Stato. E non direttamente il Tesoro come prevedeva la prima versione del provvedimento “salva Roma” finito negli ultimi giorni al centro dello scontro tra i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio,

con il primo irremovibile sulla necessità di aiutare anche gli altri Comuni in difficoltà finanziaria. Secondo il Movimento 5 Stelle, che con la viceministra all’Economia Laura Castelli sponsorizzava l’intervento definendolo “#RisparmiaItalia“, il consiglio dei ministri fiume di martedì sera ha approvato la norma “a metà”. In realtà, spiega Il Messaggero, lo stralcio di cinque commi su sette lascia il cerino nelle mani di Virginia Raggi rendendo più complicato mantenere la promessa di ridurre dal 2021 – quando i cittadini della Capitale andranno alle urne per le Comunali – la super addizionale Irpef oggi pagata dai romani. Una scelta che rischia però di trasformarsi in boomerang anche per Salvini, che punta a sostituire la Raggi con un sindaco leghista.

La norma su cui il 4 aprile, stando a una mail firmata dal viceministro leghista all’Economia Massimo Garavaglia, c’era accordo politico era molto diversa. La chiusura della struttura creata dal governo di Silvio Berlusconi per gestire i debiti accumulati dalla Capitale fino al 28 aprile 2008 era solo il primo passo. Il successivo prevedeva che i 12 miliardi fossero spacchettati: il prestito obbligazionario da 1,4 miliardi emesso a partire dal 2003 e con scadenza 2048 su cui il Comune paga un tasso di interesse altissimo (il 5,34%, pari a esborso di oltre 75 milioni l’anno) sarebbe passato al Tesoro. Che avrebbe rinegoziato le condizioni con le banche creditrici tra cui Dexia Crediop, Intesa e Unicredit per spuntare una riduzione del tasso.

In teoria la spesa per interessi non avrebbe comportato aggraviaggiuntivi per le casse pubbliche perché già ora lo Stato gira ogni anno al commissario straordinario che gestisce il debito di Roma 300 milioni di euro. A cui si aggiungono i 200 milioni che ci mette il Comune, ricavati dalla maggiorazione dell’addizionale Irpef e dalla sovrattassa sui voli che partono da Fiucimino e Ciampino. 

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dall'articolo di   per IlFattoQuotidiano.it 

Commenti   

0 #1 Maria_Antonietta_Pac 2019-04-24 13:26
Governo BERLUSCONI con l'Appoggio della Lega con dentro SALVINI....! ROMANI NON SCORDATEVELO !!!!
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