Chernobyl 33 anni dopoTavole ancora imbandite, oggetti personali e fotografie, documenti privati e suppellettili, testimonianze di vite spezzate, segnate per sempre dalla tragedia. È quello che resta a 33 anni dal disastro nucleare di Chernobyl , avvenuto il 26 aprile 1986. La Zona di Esclusione, così è chiamata l’area di 30 km attorno al reattore, presidiata militarmente e a cui si accede solo grazie a particolari permessi, appare oggi come un girone infernale: dai villaggi più perimetrali come Zalissya e Kopachi, di cui restano solo le abitazioni con i tetti e i pavimenti divelti, le attrezzature agricole e qualche macchinario abbandonato, fino al cuore di Chernobyl, l’area delle centrali nucleari

e dei radar sovietici come l’imponente ''Duga'' ancora in piedi. Si arriva poi a Pripyat, l’unica area veramente disabitata, nelle altre soggiornano addetti ai lavori e militari per brevi periodi di tempo e su turnazione. Questa cittadina, che ospitava all’epoca 50mila persone, era ricca e fiorente. Chiamata anche 'la città dei bambini', qui avevano trovato la loro dimora i dipendenti delle centrali nucleari e le loro famiglie.

Articolo di Repubblica.it 

video dell'articolo di Serena Savelli

 

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