Islam e le donneColoro che sono nati nei paesi democratici non possono sapere a che punto i diritti che a loro sembrano del tutto naturali sono inimmaginabili per altri che vivono nelle teocrazie islamiche. Avrei meritato, come qualsiasi essere umano, di essere nata in un Paese democratico, non ho avuto questa fortuna, allora sono nata ribelle. Ma che cos'è portare il velo, abitare un corpo velato? Cosa significa venire condannata a essere chiusa in un corpo velato perché femminile? Chi ha il diritto di parlarne?

Avevo tredici anni quando la legge islamica si è imposta in Iran sotto la ferula di Khomeini rientrato dalla Francia con la benedizione di molti intellettuali francesi. Una volta ancora, questi ultimi avevano deciso per gli altri quel che doveva essere la loro libertà e il loro avvenire. Una volta ancora, si erano prodigati in lezioni di morale e in consigli politici. Una volta ancora non avevano visto arrivare niente, non avevano capito niente. Una volta ancora, avevano dimenticato tutto, e forti dei loro errori passati, si apprestavano a osservare impunemente le prove subite dagli altri, a soffrire per procura, anche a costo di fare, al momento opportuno, qualche revisione straziante che tuttavia non intaccherà né la loro buona coscienza né la loro superbia.
Certi intellettuali francesi parlano volentieri al posto degli altri. E oggi ecco che parlano al posto di quelle che non hanno voce - quel posto che, per decenza, nessuno al di fuori di esse dovrebbe cercare di occupare. Perché, questi intellettuali, insistono, firmano, presentano petizioni. Parlano della scuola, dove non hanno più messo piede da lungo tempo, delle periferie dove non hanno mai messo piede, parlano del velo sotto il quale non hanno mai vissuto. Decidono strategie e tattiche, dimenticando che quelle di cui parlano esistono, vivono in Francia, Stato di diritto, e non sono un soggetto su cui dissertare, un prodotto di sintesi per esercitazioni scolastiche. Smetteranno mai di lastricare di buone intenzioni l'inferno degli altri, pronti a tutto per avere il loro nome in fondo a un articolo di giornale?
Possono rispondermi, questi intellettuali?
Perché si velano le ragazze, solamente le ragazze, le adolescenti di sedici anni, di quattordici anni, le ragazzine di dodici anni, di dieci anni, di nove anni, di sette anni? Perché si nascondono i loro corpi, la loro capigliatura? Che cosa significa realmente velare le ragazze? Che cosa si cerca di inculcare, di instillare in loro? Perché all'inizio non sono loro ad avere scelto di essere velate. Sono state velate. E come si vive, si abita un corpo di adolescente velata? Dopo tutto, perché non si velano i ragazzi musulmani? I loro corpi, le loro capigliature non possono suscitare il desiderio delle ragazze? Ma le ragazze non sono fatte per avere desideri, nell'islam, solamente per essere l'oggetto del desiderio degli uomini.
Non si nasconde ciò di cui si ha vergogna? I nostri difetti, le nostre debolezze, le nostre insufficienze, le nostre carenze, le nostre frustrazioni, le nostre anomalie, le nostre impotenze, le nostre meschinità, i nostri cedimenti, i nostri errori, le nostre inferiorità, le nostre mediocrità, le nostre ignavie, le nostre vulnerabilità, i nostri sbagli, i nostri inganni, i nostri delitti, le nostre colpe, le nostre ruberie, i nostri stupri, i nostri peccati, i nostri crimini? Presso i musulmani, una ragazza, dalla sua nascita, è un'onta da nascondere poiché non è un figlio maschio. Essa è in sé l'insufficienza, l'impotenza, l'inferiorità... Essa è il potenziale oggetto del reato. Ogni tentativo di atto sessuale da parte dell'uomo prima del matrimonio è colpa sua. Essa è l'oggetto potenziale dello stupro, del peccato, dell'incesto e anche del furto dal momento che gli uomini possono rubarle il pudore con un semplice sguardo. In breve, essa è la colpevolezza in persona, giacché essa crea il desiderio, esso stesso colpevole, nell'uomo. Una ragazza è una minaccia permanente per i dogmi e la morale islamici. Essa è l'oggetto potenziale del crimine, sgozzata dal padre o dai fratelli per lavare l'onore macchiato. Perché l'onore degli uomini musulmani si lava con il sangue delle ragazze! Chi non ha udito delle donne urlare la loro disperazione nella sala parto dove hanno appena messo al mondo una figlia invece del figlio desiderato, chi non ha sentito alcune di loro supplicare, invocare la morte sulla loro figlia o su loro stesse, chi non ha visto la disperazione di una madre che ha appena messo al mondo la sua simile, che le rinfaccerà le sue proprie sofferenze, chi non ha sentito delle madri dire: "Gettatela nella pattumiera, soffocatela se è femmina", per paura di essere pestate o ripudiate, non può comprendere l'umiliazione di essere donna nei Paesi musulmani. Rendo qui omaggio al film di Jafar Panahi, Il cerchio, che mette in scena la maledizione di nascere femmina in un Paese musulmano.

 

di Charlotte Javanne Giù i veli ed Lindau - in magdicristianoallam.it dell'8 marzo 2013

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