gilet gialli europeeIl portavoce François Boulo racconta il dietro le quinte del movimento: le origini, il futuro, la violenza, il paragone con M5s, la “repressione di Stato” e la critica all’Europa inutile piegata sugli interessi tedeschi. Uno dei referenti del movimento di protesta nato in Francia a novembre 2018 e da sei mesi in strada parla con ilfattoquotidiano.it:

“Alle Europee voteremo chiunque ma non Macron. I partiti ci hanno cercato, ma non hanno attirato molta simpatia”. Quindi sulla situazione in Francia: “Siamo meno ai cortei perché le persone sono stanche, ma resistiamo da sei mesi. C’è deriva ultra autoritaria. Sotto attacco libertà di manifestare e di espressione”. E sul futuro del movimento: “Ho lanciato una piattaforma dove discutere e unire le varie correnti. Stiamo riflettendo”. La prima protesta in Francia è stata sei mesi fa e da quel giorno non hanno mai smesso. Ogni sabato i gilet gialli manifestano contro il governo di Emmanuel Macronse all’inizio chiedevano lo stop all’aumento del prezzo della benzina (e hanno vinto), ora vogliono la redistribuzione delle ricchezze e referendum di iniziativa popolare. Alla vigilia del voto per le Europee e nel momento di minore partecipazione ai cortei, il portavoce François Boulo racconta cosa succede dietro le quinte del movimento: chi sono, dove vogliono andare e se vogliono resistere. Lui fa l’avvocato e ha 32 anni: è uno dei cinque leader riconosciuti tra i gilet gialli e l’unico ad aver ricevuto un mandato scritto firmato da 200 manifestanti di Rouen, nel nord della Francia, per rappresentarli davanti ai media. È il volto pacato, la faccia pulita e seria capace di denunciare la “repressione di Stato” e la deriva “ultra autoritaria e fascista di Macron” e intanto replicare nei dibattiti tv senza sembrare un black bloc. “Il processo di rivoluzione è iniziato”, dice. 

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dall'articolo/intervista di  Martina Castigliani  per IlFattoQuotidiano.it 

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