palamara ansa politica magistraturaAl di là dei risvolti penali, il “caso Palamara” mostra che anche i magistrati lottano per il potere, fabbricano i dossier, usano i giornali per “azzoppare” gli avversari. Come dice sempre Luigi Amicone «solo la magistratura fa politica in Italia» (e in quel “solo” c’è tutto il rammarico per una politica che ha smesso di farla, si vergogna a farla, non ha l’orgoglio di farla). La politica è tante cose, e fra queste ci sono anche gli accordi, i compromessi, le nomine, le trattative. Solo che da diversi anni, “trattativa” è diventata una parolaccia; di più: è diventata sinonimo di “reato”. È chiaro che esiste un confine tra il lecito e l’illecito, solo che – ve ne rendete conto anche voi, pensate solo al reato di “traffico di influenze” – il discrimine è stato portato un po’ più in là, verso l’idea che se a “fare le trattative” sono dei politici, allora (automaticamente, meccanicamente) si tratta di “reati”.

La tendenza è quella di fare tabula rasa secondo il modello “spazzacorrotti”: se hai fatto il consigliere comunale a Vergo Zoccorino, allora è meglio che della bocciofila del paese non te ne occupi. Oggi, in Italia, se fai politica sei un appestato in attesa di inchiesta (non esiste amministratore, infatti, a cui, prima o poi, non sia contestato l’abuso d’ufficio).

Prove? Quali prove?

Al punto cui siamo arrivati, ormai, i reati non è più nemmeno necessario compierli. Basta averci pensato o, addirittura, che altri pensino che tu possa averli commessi. Esageriamo? Un po’ sì (lasciateci il gusto dell’iperbole), ma anche un po’ no, se andiamo a sfogliare i giornali degli ultimi anni, da cui si evince che, spesso, non sempre, tante inchieste sono state imbastite su presunti reati, nomine poi, di fatto, mai eseguite, corruzioni di funzione, utilità (e avete capito a chi ci riferiamo). Prove? Sempre poche, tanto che poi, alla fine, molti di quelli che sono stati rovinati preventivamente sono risultati innocenti. E siamo proprio curiosi di sapere come andrà a finire a Legnano, ad esempio.

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DALL'ARTICOLO DI Emanuele Boffi PER Tempi.it 

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