Giulio Tremonti con Massimo GianniniL’ex ministro dei governi Berlusconi al Festival di Dogliani: “Un ente troppo elitario, totalitario su ogni tipo di questione che avrebbe dovuto essere trattata più a livello nazionale, troppo finanziario, solo monetario”. Pochi come Giulio Tremonti possono dire di avere conosciuto bene l’Europa, la sua genesi, i primi anni di unione, il declino che l’ha caratterizzata in questi ultimi. «Europa questa sconosciuta» è il titolo dell’incontro che a Dogliani, nell’ultimo giorno del Festival della tv e dei nuovi media, oggi (domenica 5 maggio) ha per protagonista il ministro dell’Economia dei governi Berlusconi. Che dice: «Io l’Europa l’ho conosciuta. Era l’idea di un modello che avrebbe dovuto dominare sugli altri, e invece sappiamo tutti che è stato il contrario».

 Il tema è lo stesso affrontato sullo stesso palco di piazza Umberto I ieri, con i direttori dei quotidiani e tg nazionali. «Un dibattito che ho seguito e mi è parso in parte nuovo, con spunti interessanti» ha esordito Tremonti.

Incalzato dalle domande del giornalista Massimo Giannini e abile a svicolare le più spinose sulla politica di oggi, in particolare su Forza Italia e la Lega di Salvini, l’ex ministro ha raccontato i retroscena della nascita dell’Europa e ha tracciato gli errori commessi che ne hanno segnato le prime difficoltà. «Vent’anni fa l’immigrazione non era considerata un problema, la crisi non era prevista in nessun trattato. L’Europa è stata troppo elitaria, troppo totalitaria su ogni tipo di questione che avrebbe dovuto essere trattata più a livello nazionale, troppo finanziaria, solo monetaria».

Da qui, i fenomeni delle ultra-destre che vogliono buttare via tutto, i migranti che diventano il nemico perfetto, le diseguaglianze e la crisi sociale. Come salvarsi? «Nella deriva generale, io sono positivo - ha detto l’ex ministro, che a Dogliani ha sfogliato il suo ultimo libro “Le tre profezie” (Solferino)-. Basta parlare di banche. L’Europa deve avere una funzione, dev’essere unita in ambiti come la difesa e l’intelligence. La politica deve tornare a fare politica, combinando la patria con l’Europa».

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dall'articolo di CRISTINA BORGOGNO per lastampa.it