Troppo sexy. Caterina Balivo, conduttrice televisiva, l’altra sera ha spedito un tweet per dirci che secondo lei la sua collega Diletta Leotta, ospite al Festival di Sanremo, era vestita in maniera inadeguata. Non si può fare una campagna contro il cyberbullismo e allargare intanto lo spacco del vestito per mostrare le cosce, diceva più o meno. Poi si è scusata, mille volte. Ma la campagna di insulti in Rete era già partita. Il solito massacro, efferato, isterico. Quella bella indifferenza con cui guardavamo chi diceva sciocchezze, quegli sguardi di sufficienza: aboliti.
Quanto era meglio far finta di niente di fronte alla stupidità. Ormai è impossibile. Esistono app per impedirti di accedere ai social se sei in uno stato di alterazione di qualsiasi tipo, o dopo una certa ora. La povera Caterina Balivo non ce l’aveva, è evidente, dispiace per lei. Che lagna questa storia delle donne troppo sexy. Sul posto di lavoro, per uscire da sole, se devono dire qualcosa di serio, il consiglio è sempre mai essere troppo sexy, per evitare guai. E un uomo, allora?
Quand’è che un uomo è troppo sexy per fare qualcosa? Quand’è che il suo sex appeal inficia il valore di quello che sta dicendo, o lo mette in pericolo, o ne oscura le capacità intellettuali? Mai, o quasi mai. Eppure gli uomini sono belli, erotici, eccitanti quanto le donne. E come le donne usano il desiderio per imporre o legittimare il proprio potere. Barack Obama era sexy: troppo sexy?
Non mi pare che sia stato accusato di aver usato il suo corpo per vincere le elezioni. Alle donne si dice spesso che non ce n’è bisogno, che se sono abbastanza intelligenti da attirare l’attenzione col cervello, non serve mostrare le cosce. Ma il bisogno non è la ragione di tutto quello che facciamo, grazie al cielo. Una donna può vestirsi sexy perché lo trova divertente, per esempio.
Perché è ospite del Festival della canzone italiana dove sul palco si è vista gente con poco più di un paio di mutande addosso, e quindi vale tutto. Oppure proprio perché sta parlando di bullismo e il bullismo è esattamente quella roba lì: giudicare qualcuno da come è vestito, attaccarlo perché è diverso da come lo vorremmo.
Volgare, secondo i nostri parametri, cafone. Estetica, non etica. E gli uomini? Da qualche secolo si dibattono tra palandrane e pantaloni larghi, e sono al riparo. Ma pensate ai gentiluomini rinascimentali e immaginate, con gli stessi pregiudizi dimostrati l’altro giorno, di ascoltare qualcuno che argomenta in calzamaglia…. Ahiaiai: troppo sexy, mio caro Raffaello Sanzio.
di Elena Stancanelli per la Repubblica dagospia.com
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