Saviano e la scortaTutti parlano della scorta Roberto Saviano, che il ministro degli Interni Matteo Salvini ha ipotizzato di annullare, ma nessuno accenna al fatto che i due cronisti plagiati dallo scrittore napoletano per il suo Gomorra vivano da anni senza alcuna protezione e sotto minaccia della camorra. Ci sono il giornalista diCronache Giuseppe Tallino, l'ultimo finito nel mirino dei boss per un suo articolo. Ma soprattutto ci sono due colleghi che con Saviano sono finiti a contatto proprio per quella brutta storia di articoli copiati senza essere citati. Uno è Giancarlo Palombi, che al Tempo spiega: "Per quella vicenda Saviano deve fare i conti con se stesso e la sua professionalità". Le parole di Salvini secondo lui sono state sbagliate, ma nella sostanza che la scorta all'autore di Gomorra possa essere rivista non è un'eresia: "Lo disse anche uno dei più grandi poliziotti d'Italia, Vittorio Pisani, perché ha il massimo livello e gli è stato assegnato per delle telefonate mute ricevute. Io sono cresciuto nelle caserme e ritengo di poter dire che le minacce viaggino su altre traiettorie".

L'amarezza è evidente: "Ogni giorno centinaia di miei colleghi lavorano in territori più o meno complessi, ricevono minacce, schiaffi, sputi da chi si è sentito toccato dai loro articoli ma solo lo 0,01 per cento di loro si trasforma tutto ciò in una denuncia. Non per eroismo, ma perché se fanno quel mestiere sanno che qualche ripercussione possono averla". 

Stessa tesi di Simone Di Meo, secondo cui Saviano ha un livello di protezione "inferiore solo a quello del presidente della Repubblica". Sempre al Tempo si dice stupito dalle associazioni di categoria che si sono subito mobilitate per Saviano, quando nessuno dei giornalisti in azione in Campania è scortato. Con Saviano "la scorta viene utilizzata per accompagnarlo alla presentazione dei suoi libri". Non sarebbe il caso, si chiede, che la pagasse di tasca propria "anche per togliere un argomento alla narrazione anti-savianea"?.

articolo di liberoquotidiano.it