DS indebitato per 156 milioniDopo la nascita del Pd, le casse di Margherita e democratici di sinistra sono rimaste separate. Il partito di Rutelli si è trovato a fare i conti con il caso Lusi, mentre quello di Fassino ha ereditato i debiti del Pci-Pds. Una montagna di soldi. E ci sono ancora 49 persone a libro paga del partito, che può contare su 2399 immobili. Per l’Italia s’aggira uno zombie con 150 milioni di debiti. Lo zombie si chiama Ds, la sigla di un partito che non c’è più ma presenta bilanci come se fosse vivo e vegeto. Basta dare un’occhiata ai conti del 2011, resi noti proprio ieri, e si scopre che i Democratici di sinistra nuotano ancora in un mare di debiti. In totale fanno 156,6 milioni di euro e in cima alla lista dei creditori troviamo alcune delle più grandi banche nazionali.

C’è Unicredit con oltre 26 milioni di prestiti, il gruppo Intesa sfiora i 36 milioni, l’Efibanca del Banco Popolare è esposta per 24 milioni, mentre la Popolare di Milano reclama circa 12 milioni.

L’elenco delle banche finanziatrici compare nel rendiconto dei Democratici di sinistra pubblicato in quattro pagine di inserzione su l’Unità di ieri. Il buco dei Ds è l’altra faccia della medaglia nell’incredibile storia di Luigi Lusi, l’ex tesoriere della Margherita finito in carcere la settimana scorsa con l’accusa di aver dilapidato i soldi del partito. Si parte nel 2007, quando le due formazioni politiche hanno dato vita al Pd.

Niente comunione dei beni, però. La cassa è rimasta al vecchio indirizzo. Con una differenza sostanziale tra i due sposi (si fa per dire). Il partito di Francesco Rutelli, un partito con pochi anni di vita, si è trovato in cassa rimborsi elettorali per milioni. Tutto legale, questo prevede la legge. I Democratici di sinistra hanno invece ereditato i debiti del Pci-Pds. Una montagna di soldi. Peggio, una frana sospesa sul destino del partito.

Problema vecchio, a dire il vero. Più volte nel corso degli anni le banche hanno accettato di cancellare una parte dei debiti targati Ds. L’ultimo salvagente è stato lanciato nel 2003, con la Capitalia allora guidata da Cesare Geronzi, pronta a fornire nuovo ossigeno al partito sull’orlo del crac.

Tutto risolto? Macché. I debiti restano, eccome. Il bilancio firmato dal tesoriere Ugo Sposetti parla chiaro.

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dall'articolo di per Ilfattoquotidiano.it  del 26 Giugno 2012