berlinguerLa Lega è sotto attacco per i presunti soldi russi. Ma chi ha veramente preso fondi da Mosca è stato solo il Pci. Questa storia dei rapporti fra Matteo Salvini e Vladimir Putin, ammesso e non concesso che sia tutta vera (ma è difficile anche pensare che possa essere tutta inventata) rischia di essere una bomba devastatrice sui cui effetti e cause si deve ragionare con i piedi per terra, ma anche - come diceva il presidente americano Teddy Roosevelt - impugnando un nodoso bastone.

  È infatti in corso un'operazione di confusione storica che consiste nel dire: e allora? Non è forse ciò che è sempre successo? Non è vero che il Pcus riempiva ogni anno la valigetta dell'emissario di Botteghe Oscure con quei milioni di dollari, poi portati alla banca Ior del Vaticano per essere controllati da agenti del Tesoro americano e convertiti in lire sui conti del Pci?

Sì, in apparenza è vero, ma si tratta di tutt'altra storia come sa chiunque abbia letto L'Oro da Mosca di Valerio Riva. Era una grande storia, una oscura storia (ma neanche tanto: lo sapevano tutti) ma era assolutamente un'altra storia. Si trattava infatti del finanziamento «fraterno» del Partito comunista sovietico al Partito comunista italiano e persino al piccolo e potentissimo Partito comunista americano. Lo scopo di tanta fraternità, anche a quei tempi (1945 fino agli anni Novanta) era quello di acquisire un vantaggio strategico in Europa secondo la dottrina di Yuri Andropov, sponsor e «creatore» di Michail Gorbaciov. Per poter arrivare a una egemonia sull'Europa occidentale (oggi Unione Europea) di cui la Russia comunista come la Russia di oggi aveva bisogno per tecnologia e ricerca. Gorbaciov secondo questa linea chiuse l'azienda sovietica per bancarotta, sganciando gli Stati «satelliti» dell'Est (oggi gruppo di Visegràd) per farne adottare i costi all'Europa.

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dall'articolo di  per ilgiornaleit