eravamo comunisti in guerra col terrorismoGli anni Settanta a Torino, le Brigate rosse e il Pci, il diritto alla delazione, la collaborazione con i magistrati e la polizia. Giuliano Ferrara spiega in un’intervista perché l’equazione di Salvini brigatisti-comunisti è “biada per ignoranti”. “Fu un’operazione borderline. Fu una battaglia in deroga alla democrazia. Anzi era una guerra, fatta con i mezzi della politica, ma era una guerra civile, senza regole, senza le divise, asimmetrica, come i jihadisti di oggi, la peggiore”. Nel 1979 Giuliano Ferrara scrive su Repubblica un commento – “Diritto alla delazione” – che per la prima volta rende pubblici il collateralismo, la commistione di ruoli, la grande alleanza tra Dc e Pci nella lotta al terrorismo rosso.

Aveva 20 anni il futuro inventore del talk tivù politico spazzatura, il ministro ai Rapporti con il Parlamento del primo governo Berlusconi (e teorico del berlusconismo) e fondatore del Foglio, quando a Torino s’inventò il “questionario popolare” per denunciare il brigatista della porta accanto: “Il terrorismo lo abbiamo sconfitto con la delazione: Caselli, Dalla Chiesa, il pentimento di Peci, storie tragiche, ma mente chi dice il contrario”, dichiara a Lettera43.itSecondo Ferrara mente anche Matteo Salvini – “La sua è un’infamia” – quando dopo l’arresto e il rientro in Italia dell’ex Pac Cesare Battisti, definisce un’aggravante la militanza rossa: “E’ qualcosa fuori dal mondo che metta assieme con tanta leggerezza i termini terrorista e comunisti. Questi usano le parole, le categorie storiche, la cultura, l’intelligenza come i cocainomani usano la cocaina”.