Quanti segreti escono dal vaso di Pandora aperto da Luca Parnasi, il palazzinaro romano che voleva fare concorrenza ai Caltagirone nell’imprenditoria romana. Parnasi è scivolato di brutto sullo stadio della Roma. Brutte storie intorno ad appalti, lobby cementizie, scambi di favori, soldi e altri traffici che hanno già terremotato la Roma che conta. Eppure c’è chi giura che tutto quello che è accaduto finora non è nulla rispetto a quello che Parnasi si è infine a raccontare. E di storie poco edificanti (non necessariamente penalmente rilevanti) ne leggeremo tante. Una di queste tocca il Pd, per ora. Ma poi ci sono grosse aziende e grossi dirigenti di aziende che cadranno come birilli quando Parnasi mostrerà agli inquirenti le prove della loro utilità, spesso sul filo del codice penale. L’uomo che molti anni fa ha curato la raccolta fondi della campagna elettorale di Nicola Zingaretti è indagato in un fascicolo segreto della Procura di Roma perché ha incassato 296 mila euro nel 2015 dalle società del costruttore Luca Parnasi.

Le fatture di Parnasi che giustificano quei pagamenti a Giuseppe Cionci non convincono i pm di Roma. Ma ci sono. Non è la prima volta che Cionci, imprenditore 60enne amico del segretario del PD Nicola Zingaretti, è indagato per fatture per operazioni inesistenti. Già nell’aprile del 2017 era stato perquisito perché per i pm romani aveva incassato 54 mila euro di fatture sospette – risalenti al 2015 – dalla società di un imprenditore poi arrestato nel 2018 per associazione a delinquere: Fabrizio Centofanti. La società Energie Nuove Srl che pagava era intestata per il 96 per cento alla moglie dell’imprenditore e per il 4 per cento a Stefano Lucchini, capo delle relazioni istituzionali all’Eni fino al 2014 e ora a Banca Intesa, amico di Centofanti e socio finanziario che nulla c’ entra nella vicenda.

In quell’ indagine era stato perquisito nell’ aprile del 2017 anche l’ ex capo di gabinetto di Zingaretti in Regione, Maurizio Venafro, anche lui con l’ accusa di fatture per operazioni inesistenti su pagamenti ricevuti da società amministrata di fatto da Centofanti. C’è una operazione sospetta segnalata dall’Uif, Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’ Italia. La segnalazione è stata inviata alla Procura di Roma e contiene un grafico in cui sono indicati molti pagamenti a decine di soggetti. Tra questi anche quelli di Parnasi a Cionci e quelli delle società di Centofanti a Cionci e a Venafro. Di segnalazioni come queste ce ne sono a centinaia, migliaia, non sono ovvimanente tutte non lecite. Non sempre vengono investigate, talvolta si chiedono solo “pezze” di appoggio a certi pagamenti. E le fatture fanno fede.

La segnalazione dell’Uif è finita anche nel fascicolo ‘madre’ in cui sono indagate 18 persone: tra queste appunto ci sono Venafro e Fabrizio Centofanti, entrambi accusati di false fatture. Per questa indagine lo scorso 28 marzo la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio.

Proprio partendo dai flussi finanziari della Energie Nuove Srl di Centofanti gli ispettori della Banca d’ Italia agganciano Cionci. Sul conto di Cionci arrivano infatti tre bonifici di 54 mila e 100 euro “disposti a titolo di acconto/saldo fattura tra il 4 agosto e il 19 novembre 2015” dalla Energie Nuove. Non solo ma arrivano anche i soldi di Parnasi, flussi di denaro che gli ispettori definiscono “meritevoli di attenzione”. “Si fa riferimento – è scritto nella Sos – in particolare, a otto bonifici per un totale di 296 mila e 844 euro disposti da società del gruppo riconducibile all’ imprenditore Luca Parnasi. Come sì apprende da fonti aperte, il sig. Parnasi – scrive l’ Uif – è un noto imprenditore romano, vincitore dell’appalto per la sede della Provincia di Roma”. All’epoca ancora non aveva vinto l’appalto per lo stadio. Per l’ acquisto della sede della Provincia, come è noto, nel 2013, la Corte dei Conti ha archiviato le accuse di danno erariale nei confronti di Zingaretti. I bonifici a Cionci, nel periodo che va da aprile 2014 a febbraio 2015, “sono stati disposti da Parsitalia Real Estate Srl”.
Da questa società partono cinque bonifici per un totale di 169.548 euro. Poi però “dal maggio 2015 si è sostituita alla Parsitalia la Immobiliare Pentapigna Srl, controllata totalitariamente da Parnasi a far data dal 4 agosto 2015”. Dalla Immobiliare Pentapigna partono altri tre bonifici sui conti di Cionci per un totale di altri 127.296. Così si arriva ai 296 mila euro che hanno insospettito i pm. Su questo Parnasi è stato interrogato: l’imprenditore ha spiegato che era solo un modo per aiutare in quel momento un amico in difficoltà. La risposta di Parnasi non ha convinto del tutto i magistrati che si chiedono il senso di quelle fatture. Nicola Zingaretti non è indagato per questa storia dei bonifici di Parnasi.

articolo di juorno.it