brigatisti rossiI nuovi brigatisti hanno una musa ispiratrice in carcere, Maria Cappello Milano. Potremmo definirla la musa delle nuove Brigate Rosse-Partito Comunista Combattente. Si chiama Maria Cappello, ha 49 anni, si trova nel carcere di Latina dal settembre del 1988 ed è considerata la regina degli irriducibili. Secondo gli inquirenti, che da anni la tengono sotto osservazione per capire meglio il rapporto fra i brigatisti detenuti e quelli in attività, è a lei (o meglio ai documenti da lei elaborati e concertati con i suoi compagni) che si ispirano le analisi delle nuove Brigate Rosse sul conflitto sociale, la lotta antimperialista e la ristrutturazione (da impedire) del mercato del lavoro. Il suo profilo biografico-sentimentale sembra quello descritto da Marco Tullio Giordana in ”La meglio Gioventù” per Giulia, la brigatista interpretata da Sonia Bergamasco.

Una donna inquieta, determinata e colta, spietata anche verso se stessa, che non trovando canali di sfogo alla sua rabbia ideologica, sullo sfondo di una Torino dilaniata dagli anni di piombo, passa alla lotta armata e per farlo abbandona anche la figlia, di soli tre anni, apparentemente senza nessun rimpianto. Sullo schermo Giulia appare un monolito, senza crepe, insomma una macchina da guerra. Uno stereotipo banale forse, che però ha molte analogie con la protagonista della nostra storia. Anche Maria Capello alla metà degli anni 80 non ha esitato ad abbandonare suo figlio che allora aveva 8 anni per entrare in clandestinità. Prima di allora, era solo una militante dell’estrema sinistra, operaia in una fabbrica tessile di Prato, figlia di immigrati calabresi. Nata a Caltagirone, arriva in Toscana nel 1964. Ha un padre, Giorgio, che è venditore ambulante e che le promette un mondo piccino-piccino: un banco al mercato tutto suo, lei rifiuta e sposa la lotta di classe. 

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dall'articolo di Cristina Giudici per "Il Foglio"  del 25/10/2003 da cinquantamila.it