boldrini albinati fotoLo chiamano doppiopesismo, in realtà è qualcosa di ben più vile e pericoloso. È iniziato il processo a carico di Matteo Camiciottoli, sindaco di Pontinvrea, accusato di diffamazione dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini per il post scritto su Facebook nel novembre 2017: riferendosi allo stupro della coppia polacca avvenuto sulle spiagge di Rimini e perpetrato da quattro africani, egli scrisse che “potremmo dargli gli arresti domiciliari a casa della Boldrini, magari le mette il sorriso”.

 

Si trattò di una frase indubbiamente forte ma che ha il medesimo significato della solita espressione “accoglieteli a casa vostra”. Sono, queste ultime, parole che sentiamo da anni e che si riferiscono a tutti coloro che predicano l’accoglienza di immigrati senza freno alcuno, caricandoli addirittura dell’onere di far risorgere questo paese, consci del fardello che questo fenomeno pone sulle spalle della comune cittadinanza e di coloro che vivono i luoghi più popolari delle nostre città. Come è noto, né la Boldrini né nessun intellettuale che si arrostisce a Capalbio soffre di questi problemi. Essi hanno un tenore di vita sufficientemente elevato per potersi disinteressare degli effetti collaterali e sociali che l’importazione di centinaia di migliaia di afro-islamici ha sulle banlieu delle nostre città. Si tratta di quelli che, in gergo, fanno i froci col culo degli altri. Non rinveniamo nelle parole del sindaco Camiciottoli alcun augurio di stupro ai danni della signora Boldrini, piuttosto il desiderio che ella prenda coscienza del problema delle violenze sessuali che l’arrivo delle masse di afro-islamici tende ad incrementare. Non ci vuole un quoziente intellettivo sopra la media per capire che soggetti provenienti da zone in cui la vita vale quanto uno sputo o dove la donna è considerata inferiore all’uomo per legge avranno difficoltà a vivere e rispettare la legge di un paese che, al contrario della loro terra natale, ha tutt’altra considerazione per la vita umana e per la dignità del sesso femminile. Sanzioniamo il sindaco Camiciottoli per un linguaggio eccessivamente brutale facilmente evitabile tramite l’utilizzo di termini più pacati? Va bene: se la forma conta, sanzioniamolo, poi però torniamo coi piedi per terra.

Ecco, nel mondo reale, quello che viviamo noi altri, lo scrittore Edoardo Albinati, mentre presentava un libro alla Feltrinelli di Milano, sbottò contro Salvini affermando: “Sapete, sono arrivato a desiderare che morisse qualcuno, su quella nave, ho desiderato che morisse un bambino sull’Aquarius”. Stava per l’appunto discutendo della vicenda accaduta in giugno riguardante la suddetta nave carica di 630 immigrati che non sapeva dove sbarcare: in Libia non poteva tornare, Malta non ne voleva sapere e il ministro Salvini teneva duro. Alla fine cedette la Spagna.

La frase di Albinati fece il giro dei giornali e dei social network. Venne definito cattivo, insensibile, cinico, un folle provocatore. Risultato delle dure reprimende: Albinati ci ha scritto un libro sopra – Cronistoria di un pensiero infame – in cui sviscera l’argomento e chiarisce la propria posizione nel merito. E la logica da lui seguita non riguardava alcun senso di pietà, di umanità o di giustizia. Non riguardava tantomeno una qualsivoglia tattica politica abbinata ad un programma considerato vincente. Non riguardava neppure la necessità di strigliare il famigerato ministro della Mala Vita, come se fosse responsabile di un generico maltrattamento ai danni del popolo italiano (perché, non so se a Capalbio risulta, ma i ministri italiani si occupano del Paese Italia).

La frase grottesca pronunciata da Albinati riguardava solamente la sua volontà di massacrare il nemico, di sotterrarlo vivo, di darlo in pasto agli avvoltoi dell’umanitarismo a senso unico, di metterlo all’angolo con una mossa proibita ma comunque accettata perché il fine giustifica i mezzi. E questa massima vale sempre per loro, per le loro battaglie alla moda, per i loro ideali pacifisti, tutti sorrisoni, pacche sulle spalle, girotondi, cene multietniche e società multirazziali. Loro sono lo specchio della nostra coscienza, il salvagente per la nostra moralità e il nostro senso di umanità. Lorosono i condottieri del popolo bue. Loro possono permettersi ogni cosa mentre noi niente, neanche una mezza sillaba. Noi siamo razzisti se ci dichiariamo esasperati mentre loro sono intellettuali se, dopo una frase del cazzo, ce la spiegano scrivendoci sopra un libro. Se loro augurano la morte a qualcuno lo fanno per svegliare le coscienze intorpidite dal fascismo imperante, ma se noi invitiamo la signora Boldrini a vivere la reale quotidianità dell’Italia invasa siamo dei bastardi misogini avvezzi alla diffamazione. Ma voi credete che al signor Albinati fregasse qualcosa degli immigrati sull’Aquarius? Quei disgraziati erano banalmente un mezzo che lui avrebbe utilizzato per abbattere i nemico numero uno, il Salvini che si è sintonizzato sulle stesse frequenze del popolo bue e che per questo aumenta vertiginosamente nei sondaggi. Nessun migrante è considerato come un individuo portatore di caratteristiche specifiche, particolari e meritevoli di tutela. Albinati, e l’intellettualume politically correct cui appartiene, li ritiene un mero ponte (umano) per ottenere i propri risultati, che si tratti dell’abbattimento di un ministro dell’Interno o che si tratti del più ampio progetto di disfacimento di un continente che, in tutte le sue storture, rappresenta plasticamente il fallimento di quel comunismo che questi signori continuano a sognare di notte. Pensate seriamente che a costoro interessi la libertà di culto, il multiculturalismo, la pluralità di confessioni religiose in Italia? A loro interessa vedere l’Europea cedere di fronte all’oltranzismo di un islam militante supportato dall’incessante arrivo di centinaia di migliaia di fedeli che, come abbiamo detto molte volte, ci conquistano partendo dalle stazioni ferroviarie e arrivando ai quartieri-ghetto ove issano la propria bandiera e si sostituiscono allo Stato sovrano. Dove non è arrivato il comunismo, arriverà la loro strategia dell’odio e del disfattismo. L’Europa soccomberà, con le buone o con le cattive.