Massimo Cacciari non le manda mai a dire, tanto meno al "suo" Pd"A furia di spostarsi verso il centro, sono rimasti prigionieri del centro storico. Si sono rintanati nel rifugio dei benestanti. E di conseguenza hanno dimenticato le periferie, hanno abbandonato gli italiani in difficoltà, una larga parte di elettorato che è stata consegnata ai partiti populisti e alla destra sociale", l'analisi del filoso sulla compagine dem. L'ex sindaco di Venezia, intervistato da La Verità, fotografa così la crisi senza fine del Partito Democratico, perennemente scosso e vinto dall'interno delle lotte intestine fra le correnti.

 

 

In tutto questo, l'accademico si interroga sul ruolo (attivo? da arbitro? da spettatore?) del segretario Nicola Zingaretti, che, a par suo, "ha il dovere di dire chiaramente che nel nuovo Partito democratico, ammesso che sia davvero nuovo, non ci possono essere persone che intrallazzano per le poltrone". Il riferimento, ovvio, è al caos Procure e al terremoto nel Csm, nel quale fa capolino anche il dem (autosospeso) Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi.

Secondo Cacciari, il problema del Pd non sono tanto i renziani, quanto "la linea del partito e un gruppo dirigente decente. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Se vuole avere qualche chance, la sinistra deve diventare radicale".

Insomma, ecco la ricetta per un centrosinistra vincente, a trazione Pd: "Deve proporre con forza riforme radicali. Basta con la storia del partito moderato. La moderazione serve a poco di fronte alle sfide che ci attendono, anzi. Occorrono riforme profonde, a cominciare da quelle istituzionali, di cui stranamente non parla più nessuno. Camera e Senato così come sono congegnate non servono al Paese, e poi il lavoro, la sanità. Occorre tagliare la spesa, abbattere gli sprechi. Poi possiamo anche pensare a tagliare le tasse. È da 25 anni che ripeto queste cose, ma a quanto pare inutilmente…".

di   per ilgiornale.it