Se qualcuno ai tempi dell’apartheid in Sudafrica e durante la prigionia di Nelson Mandela, avesse detto che un giorno sarebbe stata la minoranza bianca ad essere discriminata in quel paese, sarebbe stato preso per un folle. Tuttavia questo scenario che un tempo appariva completamente irrealistico, sembra essersi tramutato in realtà. Proprio in queste settimane la minoranza di proprietari terrieri bianchi potrebbe subire le conseguenze di un provvedimento legislativo che vede l’espropriazione di tutti i loro possedimenti senza alcun indennizzo in cambio. La legge è rivolta esclusivamente contro i contadini bianchi che attualmente sono i maggiori possidenti agricoli del Sudafrica, proprietari del 72% delle terre, secondo un censimento governativo realizzato lo scorso anno a fronte di una popolazione bianca di circa 4 milioni e mezzo, l’8,9% del paese. 

Per i deputati del partito di maggioranza dell’African National Congress si tratta di una disparità da sanare attraverso un intervento legislativo, ed è a questo proposito che hanno presentato una mozione dove chiedono di confiscare gli appezzamenti agricoli dei bianchi, in quella che sembra essere una rivisitazione di quanto fatto dallo Zimbabwe ai tempi della controversa presidenza Mugabe sul finire degli anni’90, quando si decise di ridistribuire le terre dai bianchi ai neri con un intervento governativo.

La scelta ebbe effetti infausti perchè lo Zimbabwe, da esportatore netto di derrate agricole tale da essere considerato il granaio di tutta l’Africa meridionale, si vide costretto a ricorrere agli aiuti del Programma alimentare mondiale, non prima di piombare in una spirale inflazionistica tra le più alte nella storia della economia moderna.

In un colpo solo infatti, lo Zimbabwe di Mugabe rinunciò al decisivo contributo di agricoltori esperti e specializzati, senza i quali era impossibile mantenere i precedenti standard produttivi.

Il Sudafrica sembra essere intenzionato a seguire lo stesso percorso, ma in molti fanno affidamento sulla prudenza dell’attuale presidente Ramaphosa, che ha dichiarato di non voler replicare il fallimentare esperimento seguito da Mugabe.

Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa

La fuga dei contadini bianchi

Nonostante le rassicurazioni del presidente sudafricano, gli agricoltori bianchi restano scettici sulle possibilità di restare in possesso delle proprie terre.

Il clima per questa minoranza difatti si è fatto sempre più pesante, e si sono registrati numerosi casi di aggressione e omicidi contro di loro a sfondo razziale.

Il gruppo per i diritti civili Afriforum che rappresenta circa 200.000 agricoltori bianchi nel paese ha dichiarato che la minoranza afrikaner bianca ha subito solamente lo scorso anno 423 aggressioni e 82 omicidi.

Il 2018 è iniziato da appena 3 mesi, ma il bilancio fa registrare già 109 attacchi e 15 omicidi di contadini bianchi.

La caccia all’uomo bianco proprietario di terre è aperta da tempo in Sudafrica, e il gruppo che difende i diritti dei contadini bianchi ha dichiarato che è stato costretto a mettere insieme le statistiche riportate per proprio conto, perchè ufficialmente il governo nega la matrice razziale di questi attacchi e dal 2008 ha smesso di rilasciare qualsiasi dato su questi omicidi.

I contadini bianchi protestano contro gli omicidi ai danni della loro comunità

Ian Cameron, responsabile per la sicurezza di Afriforum, ha difatti dichiarato che le “aree rurali dei bianchi sono preda di una guerra criminale”, e gli attacchi contro gli agricoltori sono spesso accompagnati da brutali torture che durano diverse ore con l’uso di fiamme ossidriche e acqua bollente.

Un clima di odio e intolleranza persino legittimato da una parte della politica sudafricana, se si pensa alle recenti dichiarazioni di Julius Malema, il deputato e leader del partito di ispirazione marxista dei Combattenti della libertà economica, che si è detto pronto a “tagliare la gola dei bianchi.”

Julius Malema, il leader dei Combattenti della libertà economica

Quanto basta per convincere gli agricoltori bianchi del Sudafrica a cercare rifugio altrove per sfuggire alle persecuzioni razziali.

Tra le loro destinazioni privilegiate c’è l’Australia, come rivela un responsabile di una società di Johannesburg  che cura l’espatrio nella terra dei canguri.

“Abbiamo ricevuto un numero enorme di richieste, anche se nessuno ancora ha compreso cosa sta succedendo con le riforme terriere ma il clima di incertezza spinge comunque ad andare via.”

Le statistiche descrivono chiaramente la diminuzione della popolazione bianca in Sudafrica, passata da 4,52 milioni nel 2016 a 4,49 milioni nel 2017. Le destinazioni dei bianchi esuli sono, oltre l’Australia, il Regno Unito e gli Stati Uniti.

In altri tempi, si sarebbe già gridato alla persecuzione nei confronti di una minoranza vittima di discriminazione razziale.

L’ONU e le altre organizzazioni internazionali avrebbero già fatto sentire la loro voce, ma nel caso degli agricoltori bianchi la questione è praticamente assente sui media internazionali. In passato, il Sudafrica non era un paese per neri. Oggi, non è un paese per bianchi.

 

di Cesare Sacchetti per https://lacrunadellago.net