Jacob Zuma, il corrotto presidente del Sud Africa, lo scorso marzo ha espresso il proposito di confiscare le terre dei  coltivatori  bianchi per  redistribuirle ai neri. “Voglio un accertamento dell’uso ed occupazione  pre-coloniale delle terre” per decidere quali terreni saranno presi, ha detto:   quasi che esistesse  un catasto pubblico “pre-coloniale” – mentre i coltivatori bianchi, quasi tutti olandesi (gli inglesi abitano nelle città) si stabilirono nel Seicento a dissodare un paesaggio primordiale di savane incolte, scarsamente popolate;  gli  Zulu e Xhosa arrivarono dopo, durante il sorgere del cosiddetto Impero Zulu nel 18mo secolo. Ma il presidente Zuma (nella foto),  dell’ANC  (il partito di Mandela), è in difficoltà per il crescere di un partito rivale, Economic Freedom Fighters,  che ha come punto centrale del programma la confisca delle terre bianche; indebolito da accuse di corruzione, ha  pensato bene di cavalcare questo tema, popolare  fra i neri. 

“Dobbiamo accettare la realtà che quelli che sono in parlamento – ha detto – dove sono fatte le  leggi, in particolare i partiti neri, devono unirsi perché ci occorre  una maggioranza di due terzi per cambiare la costituzione”, nel  rendere legali le confische.

I leader dei partiti di sinistra stanno minacciando di “sgozzare tutti i bianchi, di eliminarli tutti entro cinque anni”, ha raccontato Simon Roche, un  sudafricano che ha costituito un gruppo di autodifesa.  I rurali, quasi tutti afrikaneers (boeri) si aspettano l’imminente scoppio di una guerra razziale

Da anni, nel silenzio complice dei media e dei politici occidentali,  i coloni boeri   sono oggetti di rapine, saccheggi assassini  commessi da  bande di neri.  Almeno 3 mila bianchi, uomini, donne e bambini, sono stati massacrati nelle loro fattorie nell’ultimo  decennio; la statistica è per difetto, perché  lo ANC al poter ha vietato la pubblicazione di statistiche su questi omicidi  – “dissuadono gli investimenti esteri” – e la polizia comunque tende a non riportare i fatti.

Secondo una inchiesta indipendente (Genocide Watch)  è un vero e proprio genocidio  per odio razziale: lo dicono le modalità delle stragi, spaventose.  Donne e bambini violentati prima di essere uccisi; uomini torturati per  ore; famiglie intere aperte coi machete, le loro interiora asse come festoni alle porte; altri  legati ai loro stessi automezzi e trascinati per chilometri, fino alla morte.

Nel 2017   sono stati  sterminati in questi orrendi modi settanta coltivatori, in 345 assalti alle fattorie (sempre più sofisticati, di stile militare)  nel silenzio generale;   del secondo massacro del 2017,  avvenuto a febbraio,  si sa  perché la coppia era inglese e quindi ne hanno parlato i media britannici, anche la BBC.  Sue Howart, 64 anni, e il marito Robert Lynn, 66,   stavano dormendo nella loro fattoria a 150 chilometri da Pretoria quando,  alle 3 di notte, sono stati sorpresi da tre assalitori; i quali hanno torturato il marito con un cannello ossidrico,   lo hanno accoltellato selvaggiamente, per fargli confessare dove teneva il denaro (non ne aveva in casa);  alla  donna hanno bruciato la faccia col cannello. Poi hanno caricato i due, feriti, sul loro camioncino e li hanno portati nella savana. Il marito l’hanno abbandonato con un sacco nero legato alla testa, perché morisse soffocato; alla moglie  hanno sparato alla testa  (l’autopsia scoprirà che le avevano ficcato un sacco di plastica nella gola).  La donna, portata all’ospedale, è morta dopo due giorni di agonia. Il marito, miracolosamente sopravvissuto, ha potuto raccontare com’è andata.

Molto meno  descritto il primo fatto del 2017: una coltivatrice di 64 anni, Nicci Simpson,  è  stata trovata nella sua fattoria del Vaal, a due ore da Johannesburg, in un lago di sangue. I suoi violentatori ed assassini  l’avevano torturata per ore con un trapano. Spesso i coloni sono disarmati: il regime ANC ha obbligato tutti a registrare le armi  che avevano in casa, e vieta da anni  ai bianchi di tenerle legalmente.

La complicità del regime e della sua polizia non sono nemmeno dissimulati: il presidente Zuma (suo nome tribale: Gedleyihlekisa, detto Msholozi) ha celebrato l’anniversario della nascita dell’ANC intonando l’inno  “Dubula iBhunu”, ossia “Spara ai Boeri”  violando la costituzione sudafricana, ovviamente anti-apartheid,  che proibisce ogni “appello all’odio  basato sulla razza e costituisca un incitamento alla violenza”.

da https://www.maurizioblondet.it