Romano Prodi noIl premier Giuseppe Conte si dimette e va al Quirinale dal Capo dello Stato e intanto spunta all’orizzonte un manovratore che fa venire i brividi agli italiani al solo pensiero di risentirlo nominare. Romano Prodi, l’uomo dell’Euro, l’inutile frontman della sinistra che due volte lo ha mandato a Palazzo Chigi e altrettante volte lo ha poi mandato a casa,  spinge per un accordo tra il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle ma soprattutto prova incredibilmente a ritagliarsi ancora un ruolo di rilievo nella partita politica per il futuro del Paese. “La proposta di un cosiddetto “patto Orsola e non Ursula”, ossia un’alleanza tra il Pd e il Movimento 5 stelle basato sui temi, non prevede l’adesione della destra. A chiarirlo è proprio l’ex premier che in una nota non fa mistero della sua posizione. Prodi pensiero. “Trattandosi in questo caso di un patto per il governo italiano, nondimeno prevede la riorganizzazione degli strumenti necessari per la ripresa economica e la messa in atto di una politica socialmente avanzata”, è la premessa della nota di Prodi. Si tratta quindi, secondo Prodi, di “riprendere una seria lotta all’evasione fiscale, attivare politiche capaci di contrastare le disuguaglianze a partire dalla ridistribuzione del redditi, di rimettere al centro la difesa del welfare con particolare attenzione all’indebolimento dei diritti nel campo della sanità e dell’istruzione pubblica. Temi che non risulta siano stati finora cari alla destra”.

 

Obiettivo Quirinale. Prodi si rimette in pista perché vuole il Quirinale. La successione a Mattarella verrà decisa infatti nel 2022 (la scadenza naturale della legislatura è il 2023) e la nuova presidenza della Repubblica la deciderà la maggioranza che sarà allora in carica. E allora se si va al voto e Salvini vince insieme al centrodestra, non ci saranno chance per Prodi & company di ambire al Colle. “Il mortadella”, perciò, vuole un governo di legislatura, non un Esecutivo che resti in carica qualche mese, per poter avere possibilità di conquistare il Quirinale a quel punto con l’accordo Pd-M5S. E c’è chi dice che le stesse ambizioni di Prodi le stia coltivando anche Walter Veltroni. Una cosa è certa: il nome di Prodi – e l’ipotesi di un suo ritorno in campo – già rievoca i peggiori incubi agli italiani e c’è da augurarsi che comunque finisca la crisi non ci sia di nuovo di mezzo l’autoproclamato “padre nobile” del Pd, che in realtà di nobile nella politica italiana e nel Paese non ha mai portato proprio nulla. Vade retro mortadella.

da blogtaormina.it