venezia 76Le sue parole, dice, sono state “profondamente fraintese”. Dopo aver colto di sorpresa la stampa, oggi, annunciando durante una conferenza di routine di “non voler partecipare alla serata di gala in onore del film di Polanski J’Accuse” per evitare di “alzarmi in piedi e applaudirlo”, la presidente della giuria della Mostra di Venezia, la regista argentina Lucrecia Martel, è stata travolta dalle polemiche. Tra i molti giornalisti che chiedevano, a mezzo social, le sue dimissioni immediate, e l’imbarazzo di Alberto Barbera (“Sono convinto che dobbiamo distinguere l’artista dall’uomo – aveva detto qualche settimana fa – Polanski a mio avviso è uno degli ultimi maestri ancora attivi del cinema americano”), nel pomeriggio è arrivata puntuale anche la replica di Luca Barbareschi, che del film di Polanski è produttore: “Dopo le dichiarazioni della presidente della giuria siamo preoccupati che il film non sia giudicato serenamente - ha detto - e stiamo valutando di ritirarlo dal concorso, a meno che non arrivino delle scuse ufficiali”.


Ma le scuse della presidente, naturalmente, non sono arrivate. È invece arrivata una precisazione, con cui Martel ha voluto rassicurare la Mostra di saper distinguere tra il “disagio” che le procura l’idea di “congratularsi” con Polanski (condannato per lo stupro di una minorenne) e la capacità di riconoscere il valore artistico della sua opera. “Non separo l’opera dal suo autore, e avendo apprezzato la profonda umanità che si respira nella maggior parte dei film di Polanski, non sono contraria alla sua presenza in concorso - ha spiegato in serata - non ho alcun pregiudizio e guarderò quel film come guardo gli altri. Se avessi avuto qualche pregiudizio, mi sarei dimessa”.

di Ilaria Ravarino per leggo.it