Bersani a RenziL'ex segretario del Partito democratico in una lettera all'Huffington Post torna a proporre il percorso del congresso da giugno e voto nel 2018: "Viene messa una spada di Damocle sul nostro stesso governo". "Fermatevi". È questo l'appello che l'ex segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, lancia a Matteo Renzi e ai suoi sostenitori in una lettera pubblicata dall'Huffington Post. "Non date seguito alle infauste conclusioni dell'ultima direzione - chiede Bersani -. Prima il Paese, poi il partito, poi le esigenze di ciascuno. Questo criterio, per me e per tanti, e spero per tutti noi, è la base stessa della politica. Se noi non teniamo ferma questa sequenza, non siamo più il Pd", scrive, tentando di evitare una rottura sempre più vicina.


Lavoro unitario. Bersani insiste sul fatto che "abbiamo una maggioranza e un governo che possono e devono operare fino al 2018, col tempo dunque di correggere le cose che non hanno funzionato. La data ordinaria e statutaria del Congresso (da giugno all'autunno) può consentire un percorso che si avvii con una discussione comune che ridefinisca il perimetro e i muri della nostra casa, i cardini essenziali della nostra proposta prima di passare alla sfida tra i candidati. Serve dunque, prima del vero e proprio confronto congressuale, una riflessione fondativa che definisca il profilo del Pd di fronte alle sfide nuove, un passaggio da costruire con un lavoro unitario".

Nessuna questione di calendario. Per l'ex segretario "si capisce poco di quel che succede nel Pd. Questione di calendari e di date? Questioni di lana caprina, bizantinismi? Non scherziamo, e cerchiamo di capire meglio". E sintetizza in due questioni i problemi da affrontare:  "Nel mondo, in Europa e in Italia, col ripiegamento della globalizzazione, emerge una nuova destra non liberista, ma sovranista, identitaria e protezionista. Le disuguaglianze, l'umiliazione e lo smarrimento del lavoro, l'emigrazione alimentano culture di chiusura e aggressive. È in corso dunque una possibile regressione che può coinvolgere anche una parte dei nostri mondi".

L'ultima occasione. Poi si chiede: "Come possiamo reagire? Possiamo andare avanti sostanzialmente col pilota automatico delle proposte di vent'anni fa, che allora erano vincenti perché incrociavano la realtà, ma che oggi sono largamente superate? Dobbiamo prendere atto che si sta chiudendo una fase ventennale. Dobbiamo discutere davvero, come forse mai in nessun altro Congresso. Non è vero che non ci sono idee. È vero invece che non c'è un posto impegnativo per discuterne. Una discussione sincera può essere la nostra occasione. Forse l'ultima".

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dall'articolo di repubblica.it    

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