Grillo Satira 1992I partiti? Nuovi o vecchi, fanno schifo. La gente? Stordita dalla tv. La satira? Non serve a nulla. In questa intervista con l'Espresso allo scoppio di Tangentopoli, il comico enunciava la sua teoria sull'efficacia del 'fanculare' politici e gente comune. Una testimonianza che letta oggi assume un sapore tutto diverso. Lo spettacolo è appena terminato, e Beppe Grillo, madido di sudore, elegantissimo nel suo doppiopetto Armani «identico a quello di Michele Santoro, ma io sono di famiglia ricca» - se ne sta in piedi nel suo camerino piccolissimo e affollatissimo, a bere acqua minerale e a esternare in totale libertà. È un Grillo furioso, quello che ci si para davanti. Ha appena finito di "fanculare" mezzo mondo, da Vittorio Sgarbi al ministro Francesco De Lorenzo, da Licio GeIIi a Maurizio Costanzo: e ora, non contento, se la prende con un paio di malcapitati ambientalisti, che non gli hanno perdonato le battutine ironiche lanciate all'indirizzo di Fulco Pratesi, l'ex presidente del Wwf Italia. Reo di aver fatto da testimoniai all'American Express, e di aver quindi contribuito a incrementare il tasso di inquinamento atmosferico: «Perché per ogni spesa fatta con la carta di credito ti danno in dotazione tre foglietti di carta, che poi vengono bruciati e creano pulviscolo atmosferico, che poi ricade in mare e viene mangiato dai pesci, che vengono poi mangiati da noi, nei ristoranti alla moda. Come siamo intelligenti: ci mangiamo le nostre carte di credito a 50 mila lire il chilo...».

Questo Grillo furioso, lontano le mille miglia dal comico giovialone del "Te la do io l'America", ma anche dal Grillo rabbioso che spara dalla tv contro Bettino Craxi e Pietro Longo, ha appena finito di fare il pieno allo Smeraldo di Milano e si appresta a rifarlo al teatro Olimpico di Roma, dal 9 al 18 marzo prossimi. Sempre da solo, con l'unico sostegno di un telefono amplificato e di una linea verde, con i quali entra in contatto con mezza Italia: un po' per dialogare amabilmente con il suo interlocutore di turno, più spesso per "fancularli" di brutto. In questo aiutato, con enorme entusiasmo, dal pubblico presente in sala: che non vede l'ora di urlare tutta la sua rabbia in faccia al nemico di turno. Quasi si fosse accorto che ormai dopo la protesta urlata, dopo i graffi sanguinosi della satira politica non resti altro che l'insulto. Grazie all'efficacia di un usatissimo trisillabo.

Signor Grillo, partiamo dai "fanculo" che ogni sera spara a raffica: non le sembrano un mezzo un po' volgare per scatenare l'ilarità della gente?
«Ma quale volgare... Volgare non sono io, che dico "figa, cazzo, culo" quando il senso della frase lo richiede. Volgare è la Sampò, che chiama "cappuccetto" il preservativo, e pensa così di essersi salvata la faccia: e allora io la mando affanculo. Ancora. C'è gente che mi chiama al telefono in teatro, e ha il cervello talmente spappolato dalla televisione che mica mi chiede come sto; mi chiede: "sono in diretta?". E io, questa gente qua, non dovrei fancularla? Ma mi faccia il piacere...».

............

dall'articolo-intervista  di Roberto Gatti  per espresso.repubblica.it

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna