ater via dei giubbonariÈ uno scandalo che nella Capitale sembra non dover finire mai. Gli immobili pubblici, in questo caso le case popolari della Regione Lazio, in sigla Ater-Roma, restano il regno della morosità. E quando a dover pagare i canoni sono partiti politici, sindacati, associazioni culturali o sportive, il mancato pagamento è assicurato. Pur con qualche piccolo segno di miglioramento, secondo gli ultimi dati, aggiornati al 30 novembre scorso, dalle casse l’Ater mancano 6,8 milioni di euro. Erano 8,8 milioni di arretrati soltanto quattro mesi prima.  A giudicare dalle carte, insomma, il direttore generale dell’Ater, Francesco Mazzetto, sta facendo bene il suo lavoro anche se è altissima la montagna del debito da incassare. «Sono rientrati 2 milioni di euro», fa sapere. C’è però un particolare che lascia interdetti: gli elenchi degli affittuari di natura politica sindacale o associativa, che l’Ater per la prima volta è costretto a rendere pubblici, hanno una sorta di omissis: quando vi è in corso una procedura di «regolarizzazione», gli importi della morosità vengono oscurati.  

Ecco, siccome il Pd o la Cgil, pizzicati con morosità abnormi, hanno avviato il percorso di «regolarizzazione», nulla più si sa delle loro situazioni contabili. Ci si può riferire quindi solo all’ultima lettera di Matteo Orfini, commissario del Pd a Roma, ai segretari di circolo del partito: «Il debito imputato alle nostre strutture territoriali - scriveva il 25 gennaio - è superiore ai 600 mila euro. Una situazione gravissima e ingiustificabile, frutto della gestione in anni passati». Si noti che il debito del Pd nei confronti dell’Ater-Roma era di 646mila euro già nel marzo del 2015.  

Nel frattempo, alcune sedi storiche sono state restituite al padrone di casa. Clamoroso è il caso della sede del partito di via dei Giubbonari, che ha accompagnato e declinato la storia della sinistra romana. Prima il Pci, poi Pds, poi Ds, infine Pd. Nel frattempo il debito era esploso a 130mila euro. Finché le chiavi sono state restituite.  

Non c'è soltanto il centrosinistra, però, nell’elenco di chi non paga. Ci sono sedi di partiti morti e defunti, quale il circolo Psi a Garbatella (morosità di 50 mila euro), la sede Psdi dell’Alberone (54mila), il circolo Pri di Prati, in via Turba (25mila). Sono in tutta evidenza crediti incagliati, che sarà impossibile esigere.  

E naturalmente c’è l’intero spettro costituzionale: l’Udc di via Anagni (142 mila euro), An di Corviale, ora passata a Fdi (161mila euro), Sel di via Silvano (142mila euro). Sotto mentite spoglie c’è anche Forza Italia, che usufruisce dei locali affittati all’associazione culturale «Mai dire no», di cui sappiamo grazie alle inchieste sulla nuova Affittopoli capitolina del «Tempo» che due anni fa aveva un arretrato di 143 mila euro e che attualmente è in fase di «regolarizzazione».  

Un dato comunque salta agli occhi. Nel marzo 2015, la morosità complessiva dell’universo politico ammontava a 3,5 milioni di euro. Trenta mesi dopo, il debito dei partiti nei confronti dell’Ater è ridotto (si fa per dire) a 1,3 milioni.  

Ma i partiti, come si sa, hanno una formidabile leva per fare cassa: i soldi che arrivano dallo Stato attraverso i rimborsi elettorali o i lauti assegni per gli eletti. Quando ad essere morosa è una associazione qualsiasi, che per statuto non ha patrimonio né scopo di luco, con chi rivalersi? L’Ater può mettersi l’animo in pace di fronte ai 217 mila euro di debito che ha accumulato il Circolo ricreativo Corinaldo di via Corinaldo 120, oppure i 184 mila del Club Peperino di via del Peperino 39, o ancora i 175 mila del circolo Enal di piazza Donna Olimpia 5. Già più difficile accettare che la Guardia nazionale ambientale Onlus, un’associazione di guardie zoofile volontarie che vanta di essere inserita dal 2011 negli albi della Protezione civile e dal 2016 è riconosciuta dal ministero dell’Ambiente, possa avere accumulato un debito di 173 mila euro per affitti non pagati nella sua sede centrale di via Scarpanto 64 dove occupa un locale di 228 metri quadri.  

Sono oltre cento le associazioni che a Roma risultano morose nei confronti dell’Ater. E la cifra è iperbolica: 3 milioni, 995 mila euro di affitti non incassati.  

«È tutta una vergogna - s’arrabbia Alessandro Capriccioli, consigliere regionale dei Radicali, che su questo tema sta facendo una battaglia di trasparenza - perché se questo è l’andazzo, tanto varrebbe dare i locali a titolo gratuito, ma a tutti, non solo agli amici degli amici. Oltretutto la maggior parte di questi locali restano chiusi il 99 per cento del tempo. Si potrebbe pensare a un sistema di rotazione oraria, con cui tutti i partiti, tutti i sindacati, e tutte le associazioni garantiscano un certo numero di ore aperte e di attività svolte a favore dei cittadini».

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dall'articolo di Francesco Grignetti, Flavia Amabile per lastampa.it  

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