capture 015 13102019 184900Siria, Trump comincia a perdere la pazienza. Gli Stati Uniti hanno chiesto alla Turchia di fermare la sua operazione nel nord-est della Siria contro le milizie curde. È quanto emerge in una nota del portavoce del Pentagono, Jonathan Hoffman. Nella nota si dà conto di un colloquio telefonico avvenuto ieri tra il segretario alla Difesa Mike Esper ed il suo omologo turco Hulusi Akar. Secondo il portavoce, Esper ha “detto chiaramente” che gli Stati Uniti si oppongono all’incursione turca.  E che questa operazione militare “mette a rischio” i progressi fatti nella lotta agli estremisti. Esper ha anche sostenuto che la Turchia “rischia gravi conseguenze” per l’ ‘Operazione fonte di pace’. E ha espresso timori per il personale Usa in Siria.

 

Le preoccupazioni  dell’amministrazione americana sembra peraltro avvalorate dalle reazioni dell’Isis. Sui siti jihadisti dilaga l’entusiasmo per l’intervento turco. “Le bombe ci ridanno la libertà”. Sono infatti migliaia i detenuti del califfato nelle prigioni curde in Siria.

Ma che cosa ha indotto Trump a cambiare atteggiamento sull Siria? La grande impopolarità di Erdogan nell’opinione pubblica Usa. All’interno del partito repubblicano statunitense oltre 20 parlamentari hanno sostenuto la proposta della deputata Liz Cheney, di presentare nei prossimi giorni una legge per imporre sanzioni alla Turchia a causa dell’offensiva alle milizie curde. La figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney, nonostante sia una delle più strette alleate di Donald Trump, si è unita al coro delle critiche contro il presidente per aver abbandonato gli alleati curdi. La possibilità di imporre sanzioni alla Turchia è sul tavolo anche in Europa e “la settimana prossima”, ha spiegato ai microfoni di France Inter, la viceministra per gli Affari europei francese, Amelie de Montchalin, “se ne discuterà al Consiglio europeo”.  Ora dagli Stati Uniti è disco rosso per Erdogan e i generali turchi.

di Carmine Crocco per www.secoloditalia.it