capture 113 01112019 171529Riavvolgere il nastro fino alla scorsa estate, i giorni della crisi di governo giallorossa. Poco prima della crisi, in verità. Ci si ritorna in un appassionante retroscena pubblicato su La Stampa, quando Beppe Grillo avrebbe potuto detronizzare Luigi Di Maio dal ruolo di capo politico con una sol telefonata che, assicura il quotidiano torinese, il comico stava per fare. Già, il crollo di fine maggio alle Europee ancora pesava, si faceva sentire. E già a quei tempi la distanza tra Grillo e Di Maio si faceva sempre maggiore. Oggi la distanza, con il sì all'alleanza col Pd di Grillo che Giggino non voleva, è diventata siderale.Ma si diceva. La scorsa estate. Una domenica di giugno, in cui Davide Casaleggio va a Genova nella villa del capo-comico M5s. Grillo è tempestato di telefonate dei parlamentari che con lui hanno un rapporto diretto. La richiesta è sempre la stessa: ridurre il potere di Di Maio. Argomento che Grillo tratta con Casaleggio in persona, usando toni durissimi: "Si parla solo di migranti, dove sono le nostre cose? Lo sai, io mi sono rotto i cogl***...". A quel punto, la richiesta spiazzante del comico al guru: "Perché non ti metti tu alla guida del M5s?".

 

Una richiesta, serissima, che spiazza Casaleggio: "Beppe lo sai che il mio sogno è aprire un diving alle Maldive", risponde. Insomma, non ci pensa neanche. Meglio il centro immersioni. Una risposta a tratti inquietante, che La Stampa rivela essere stata riportata da una fonte vicina a Casaleggio e confermata da altre fonti nel M5s. Risposta comunque coerente con quello che ha sempre detto Casaleggio, il quale non si sente tagliato per la politica: il suo compito, spiega, è occuparsi di Rousseau, di software, soldi, comunicazione.

E insomma, Di Maio è rimasto al suo posto. Pur sempre più lontano da Grillo, il quale è tornato a dettare la linea politica del M5s. A partire dall'alleanza col Pd su cui ha bruciato e incastrato Di Maio. Già, perché il piano del comico è chiaro da tempo: diluire il M5s nel Pd, contaminarli, creare un nuovo polo progressista che veda, magari, Giuseppe Conte leader. Con buona pace di Di Maio che, oggi, sarebbe già il passato.

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