capture 010 14112019 092402Tiene banco il caso Liliana Segre. Tutto nasce da quanto rilanciato lunedì da Dagospia, che metteva in discussione quanto scritto da Repubblica: "200 messaggi online di insulti al giorno". La notizia in seguito alla quale è stata assegnata la scorta alla senatrice a vita. Notizia che, però, sarebbe una fake news di Repubblica, qui vi spieghiamo il perché. Ma il quotidiano di Carlo Verdelli ha rilanciato, confermando la notizia con argomentazioni che sembrano fare acqua da tutte le parti (qui la replica di Repubblica).

Dunque la palla è tornata a Dagospia, che contro-replica a Repubblica con un tweet in cui le spiegazioni del quotidiano vengono bollate come "imbarazzanti" e in cui si rimarca come il chiarimento non chiarisce, ma ammette. Di seguito il tweet:

 

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A questo punto nella contesa si inserisce Paolo Becchi, che sintetizza su Twitter: "Solo per capire, senza polemica e con tutto il rispetto: noi paghiamo la scorta alla senatrice Segre perché Repubblica si è inventata una notizia falsa". Dunque, il professore ricorda come sia stata creata "una Commissione su un problema inesistente. E poi poiché hanno fatto esistere il problema è stata assegnata una scorta. La profezia che si avvera. Tutto questo grazie a notizie prive di fondamento divulgate da un giornale". Infine, l'amara considerazione di Becchi, contattato da Libero: "E non puoi neppure dirlo, perché se lo dici sei un antisemita. La trappola perfetta", conclude Paolo Becchi.

 

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