Diocesi italianePagano anni di malagestione ed eccessiva esposizione sugli immobili. Hanno accumulato passivi pesanti, come i 35 milioni di Rimini. Ma non pubblicano i bilanci. E molte di loro sono finite in ginocchio. «Il conto economico 2015 vede un totale di costi pari a 10.930.541 euro e ricavi per 10.475.934 euro, con una perdita di esercizio di 454.607 euro»: è quanto si legge nella presentazione del bilancio della diocesi di Padova, pubblicato lo scorso 29 ottobre. Si entra nel merito dei costi: «Il 20% è stato destinato a coprire le attività pastorali specifiche e di funzionamento; il 18% riguarda il personale, le consulenze professionali e i collaboratori; il 41% è rappresentato dai contributi erogati per la carità, il culto e la pastorale; il 18% sono accantonamenti, tra cui oltre 1 milione di euro per un fondo emergenze appositamente attivato lo scorso anno». Per quanto riguarda i ricavi, il 15% proviene «da attività, il 39% da contributi Cei, il 13% da contributi pubblici e privati e il 21% da offerte e donazioni, il rimanente da proventi straordinari».

DATI PARZIALI O GENERALI. Il caso di Padova rappresenta un'eccezione tanto virtuosa quanto rara all'interno del panorama ecclesiale italiano. Se l'indicazione per la trasparenza finanziaria è partita da tempo, infatti, fra le 225 diocesi sono ben poche quelle che diffondono i dati relativi alla loro salute economica. Qualche volta vengono rilasciate notizie parziali o dati di carattere generale, ma nella maggior parte dei casi la 'riservatezza' ha la meglio. Così, la mossa del vescovo Claudio Cipolla, nominato alla guida della diocesi di Padova nel luglio 2015 da papa Francesco, costituisce di fatto una “prima volta” interessante.

I BILANCI NON SI TROVANO. A fine gennaio, nel corso di un incontro con la stampa tenutosi al termine dell'ultimo consiglio episcopale permanente – l'organismo di autogoverno dei vescovi italiani –, il segretario della Cei Nunzio Galantino aveva affermato con decisione che i bilanci delle diocesi italiane erano tutti pubblici, addirittura accessibili su internet. La questione in realtà non è così scontata. L'agenzia di stampa Adista ha condotto in merito una indagine: «Questi bilanci sui siti internet di 10 diocesi 'campione' (Torino, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo e Cagliari) non si trovano. E non si trovano perché non esistono». Tre delle diocesi chiamate in causa - Roma, Torino e Milano - hanno risposto per iscritto all'inchiesta confermando che non sono accessibili.

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dall'articolo di per  lettera43.it

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