capture 248 04122019 212201Il fondatore di Italia Viva si scontra con gli alleati: "Se vogliono andare al voto, ce lo dicano. Grillini contro l'Europa? Potevano tenersi SalviniMatteo Renzi si dice tranquillo e sicuro sulla stabilità del governo giallorosso. Ma non ha speso parole al miele nei confronti dei suoi alleati. In primo luogo se l'è presa con i grillini: "Se vogliono andare contro l’Europa, hanno sbagliato alleato: potevano tenersi Salvini.

Se vogliono andare al voto, ce lo dicano". In tale scenario però sarebbe necessario un atto di coerenza e coraggio: "Si taglino davvero, senza scherzi, i 345 seggi eccedenti. E la pattuglia grillina sarà decimata. Contenti loro, contenti tutti". Non sono mancate strigliate neanche verso il Partito democratico: "Staccare la spina per votare al marzo è una loro folle speranza. Una parte del Pd sogna le urne, invocandola con lo stesso giubilo con cui hanno anticipato le elezioni in Umbria, condannandosi a una clamorosa sconfitta. Fosse per me si voterebbe nel 2023".

 

In tutto ciò però Italia Viva ci sta mettendo del suo, disertando ad esempio il vertice di Palazzo Chigi sul Mes per poi chiedere un incontro con il premier Giuseppe Conte: "Perché eravamo gli unici a non avere problemi, né a crearne. Quanto all’incontro con il premier: la delegazione guidata da Rosato e Bellanova ha offerto un aiuto a Conte. Spiegando però che la situazione è molto seria". Si è detto "preoccupato" poiché nelle prossime settimane l'esecutivo sarà chiamato a svolgere importanti mansioni: "Dovrà fare un intervento delicato per salvare una banca, fare una altro prestito ponte ad Alitalia, rimediare i danni sulla giustizia, eliminare ogni aumento di tasse rimasto. Noi diamo una mano, ma almeno ci sia una strategia". Tuttavia ha rivendicato il matrimonio giallorosso: "Abbiamo fatto benissimo a evitare le elezioni: oggi l’Italia è uscita dal radar delle tensioni europee, ha bloccato l’aumento dell’Iva, ha recuperato fiducia. Il problema non è la scelta di ieri, ma le tensioni di oggi".

Le divisioni

Diverse sono le questioni che dividono la maggioranza. Tra queste vi è la riforma sulla prescrizione, che entrerà in vigore il primo gennaio: "Noi abbiamo votato contro l’assurdità voluta dai populisti sulla prescrizione. Volere una giustizia senza fine significa proclamare la fine della giustizia. E non abbiamo cambiato idea". Qualora non venisse trovato un accordo, l'ex presidente del Consiglio ha avvertito: "Voteremo il ddl di Enrico Costa (di forza Italia, ndr), persona saggia e già viceministro alla giustizia del mio governo. Bonafede può cambiare la sua legge, se vuole, ma non può pretendere di cambiare le nostre idee".

A spaccare l'esecutivo è anche l'Autonomia: "Impossibile dividersi, visto che su questo nessuno di noi ha la più pallida idea di quale sia la proposta del governo. Per adesso sono solo titoli sui giornali. Quando ci saranno i testi di legge potremo discuterne. Forse anche dividersi". E ha lanciato una frecciatina sempre agli alleati: "Per adesso siamo agli slogan buoni per i talk show. A noi interessa il Parlamento, non i talk show".

L'altra notte il governo si è diviso anche sulla trasparenza delle fondazioni, con Italia Viva che da sola ha votato contro il rinvio chiesto da Pd e M5S: "È il colmo. Di giorno ci attaccano per la nostra fondazione, che è una delle poche ad avere bilanci pubblici e trasparenza totale. Di notte votano una norma che rinvia l’applicazione della trasparenza alle loro fondazioni, molte decisamente opache. Se non fosse una cosa seria ci sarebbe da ridere". L'ex segretario del Partito democratico ha comunque annunciato che "appena ci sarà il dibattito in Parlamento - che la Presidente Casellati mi ha assicurato si terrà entro Natale - saremo chiari sulle responsabilità delle fondazioni".

Fondazione Open

Nell'intervista rilasciata a Il Messaggero, Renzi si è difeso nuovamente dalla bufera giudiziaria che lo sta coinvolgendo: "Sono preoccupato per i cittadini. Questa storia è incredibile. Persone incensurate fanno un versamento a una fondazione che organizza la Leopolda, manifestazione orgogliosamente non di partito, priva di bandiere. Utilizzano, pertanto, le regole delle fondazioni. Improvvisamente i magistrati decidono che quella fondazione è un partito. E pretendono regole diverse". A essere contestata è la trasparenza: "Ma davvero vogliamo vivere in un Paese in cui si ritirano i telefonini anche a chi non è indagato, solo perché è amico di un politico? Non difendo la mia privacy, ma la vostra. Chi ha diritto di leggere le chat di WhatsApp o di passare ai giornali un estratto conto?".