12122019 150228CasaPound vince contro Facebook. Il Tribunale Civile di Roma ha accolto il ricorso presentato in seguito alla disattivazione della pagina ufficiale avvenuta il 9 settembre scorso. E ha ordinato a Facebook «l’immediata riattivazione della pagina dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound». È quanto si legge nella sentenza a firma del giudice Stefania Garrisi. Si parla di «accoglimento totale» del ricorso. Il Tribunale di Roma ha inoltre fissato la penale di 800 euro per ogni giorno di violazione dell’ordine impartito, successivo alla conoscenza legale dello stesso. Ha condannato Facebook alla rifusione delle spese di giudizio, liquidate in 15.000 euro.

 

CasaPound vince contro Facebook, la soddisfazione di Gianluca Iannone

«Oggi è una bella giornata, abbiamo vinto e portiamo a casa una sentenza importante. Che dimostra come il tribunale politico messo su contro di noi non avesse motivo di esistere». Così il leader di Casapound Gianluca Iannone ha commentato  all’Adnkronos la sentenza. «Il tribunale civile ha riconosciuto le nostre ragioni e ora tutte le nostre pagine andranno riattivate altrimenti ci sarà una multa di 800 euro per ogni giorno di mancata riattivazione. È una vittoria importante – ribadisce Iannone – perché si era trattato di una chiusura pretestuosa nei confronti di un Movimento che ha rappresentanti eletti nei consigli comunali con il simbolo della tartaruga frecciata. Questa è una vittoria di Casapound e di tutto un mondo politico non allineato».

Il Primato nazionale: decisione che fa giurisprudenza

«Una sentenza destinata a fare giurisprudenza», scrive il Primato nazionale, che pubblica l’intera sentenza. «In questo passaggio si evidenzia come l’ormai ruolo pubblico svolto da Facebook non consente al social di Zuckerberg di fare il bello e il cattivo tempo. Quello tra CasaPound e il gigante social non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati qualsiasi in quanto una delle parti, appunto Facebook, ricopre una speciale posizione. E deve dunque rispettare i principi costituzionali».

I passaggi della sentenza

Ecco il passaggio della sentenza. «È infatti evidente il rilievo preminente assunto dal servizio di Facebook (o di altri social network ad esso collegati) con riferimento all’attuazione di principi cardine essenziali dell’ordinamento».  Come quello «del pluralismo dei partiti politici (49 Cost.), al punto che il soggetto che non è presente su Facebook è di fatto escluso (o fortemente limitato) dal dibattito politico italiano».

CasaPound, la politica il mezzo di diffusione delle idee

A testimonianza di questo è il fatto che la quasi totalità degli esponenti politici italiani quotidianamente affida alla propria pagina Facebook i messaggi politici e la diffusione delle idee del proprio movimento. Ne deriva che il rapporto tra Facebook e l’utente che intenda registrarsi al servizio non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati qualsiasi». In quanto – prosegue – «una delle parti, appunto Facebook, ricopre una speciale posizione».

I principi costituzionali e ordinamentali

«Tale speciale posizione comporta che Facebook, nella contrattazione con gli utenti, debba strettamente attenersi al rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali finché non si dimostri (con accertamento da compiere attraverso una fase a cognizione piena) la loro violazione da parte dell’utente. Il rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali costituisce per il soggetto Facebook ad un tempo condizione e limite nel rapporto con gli utenti che chiedano l’accesso al proprio servizio».

CasaPound vince contro Facebook? «È una sentenza storica, il cui significato va ben oltre la semplice riattivazione della pagina di CasaPound. È stato riaffermato il primato del diritto e della libertà di espressione. Elementi che vengono prima dei capricci di una multinazionale straniera», conclude il Primato.

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