capture 127 20122019 100341Un motivo in più per votare prima possibile, il referendum sul taglio dei parlamentari. Perché proprio non ne vogliono sapere di essere sforbiciati. Ma a casa andranno lo stesso. E’ inevitabile, anche se arriveranno i famosi esperti di tutto a spiegarci che la legislatura si allunga.Noi pensiamo il contrario e lo spieghiamo. Noi voteremo si al taglio. Ma siamo così certi che si voterà prima delle politiche?

Senza referendum la legislatura sarebbe blindata

Primo: ma davvero dopo aver votato la riforma ci volete infliggere, nel Paese, alla società, un estenuante dibattito sul sì, sul no, sui costi della democrazia mentre l’Italia si sta sfasciando?

 

Secondo: parliamo del referendum perché una sessantina e passa di senatori hanno sottoscritto la richiesta di far pronunciare il popolo italiano sul tema. Il termine scadeva il 12 gennaio. Se le firme ci sono e sono depositate al Senato, la consultazione si fa. Se non ci sono le firme, la consultazione non si fa e quindi entra in vigore il Parlamento a quota seicento e non più mille. Ancora meglio: se le firme non fossero state raccolte, dal 12 gennaio sarebbe stato più facile resistere allo scioglimento anticipato, soprattutto per chi teme la legnata elettorale.

Dal minuto dopo l’effettivo deposito delle firme, chi volesse andare a votare può manovrare promettendo comunque più seggi ai parlamentari che temono di dover imboccare la strada del ritorno a casa. Rispetto ai 600 seggi temuti, saranno proprio i partiti ad arrendersi al voto anticipato per sopravvivere alla fine dei loro apparati.

I conti che si faranno i partiti

Il che vale per tutti. Nel centrosinistra c’è una scuola di pensiero. Perdendo, restano seicento i seggi a disposizione perché il maggioritario vedrà la vittoria del centrodestra. Ma per togliere la quota uninominale dalla legge elettorale, devi farne una nuova. Tutta proporzionale, tornando decenni indietro? Proporzionale alla spagnola, che vuol dire maggioritario e frega i piccoli partiti? E poi, con il sistema all’italiana, con quale percentuale di sbarramento? In una coalizione alla disfatta, mettersi d’accordo sulle regole del gioco sarebbe praticamente impossibile. Mors tua, vita mea.

Anche perché se il centrodestra si muove finalmente come coalizione, non avrà alcun interesse a risolvere i problemi degli avversari. Mai come in questo caso a nessuno può essere consentito di muoversi separatamente dagli alleati. Se si va direttamente al referendum, il Sì al taglio dei parlamentari vince e ci teniamo l’attuale Parlamento, pure se delegittimato dal voto popolare, fino al 2023. Potremo anche dire di aver vinto nelle urne, ma resterà al governo chi ha perso le elezioni e non ci andrà chi ha la maggioranza del consenso degli italiani.

Pensate ai poveri grillini, che poi sono quelli che hanno portato avanti la riforma. Il loro destino è scendere fino al 10 per cento, ad andare bene. Con il numero attuale di deputati e senatori da eleggere, un centinaio ne porterebbero a casa sui circa 300 che detengono adesso. Con la riforma, al massimo una cinquantina. Moltiplichiamo il dato per tutti i partiti perdenti, qualcuno ci spieghi che convenienza hanno a lasciare continuamente pezzi per strada. Ti giochi la partita, tenti di contenere le perdite, e ti prepari alla rivincita per dopodomani. Perché il match di domani è già perso.

di Francesco Storace per www.secoloditalia.it