Mancava solo lo champagne, che Matteo Salvini però spera di poter stappare tra una settimana, nella notte tra domenica e lunedì, per brindare alla vittoria in Emilia-Romagna di Lucia Borgonzoni. Bollicine a parte, il leader della Lega si è presentato sul palco di piazza della Libertà, a Maranello - tempio della Ferrari - come avrebbero fatto Vettel o Leclerc dopo il trionfo in pista. Cappellino rosso col simbolo del cavallino rampante, pugni al cielo, pollice alzato e baci all' indirizzo della folla. Le note del «Nessun Dorma» di Giacomo Puccini a fare da colonna sonora. Dilegua, oh notte/ Tramontate, stelle/ Tramontate, stelle/ All' alba vincerò. Ai suoi piedi un fitto sventolio di bandiere del Carroccio, un esercito di fotografi e telecamere. Il pubblico, circa 4 mila persone alle quali una debole ma fastidiosa pioggia ha concesso di tanto in tanto una tregua, è andato in estasi.

La gente, bardata con spolverini e berretti, ha accompagnato con continue ovazioni il discorso del «capitano». Salvini, dal podio, a fianco di un' emozionata Borgonzoni, prima di cominciare ad arringare il suo popolo ha voluto dedicare qualche secondo di raccoglimento alle vittime della tragedia di Rigopiano, di cui ieri ricorreva il terzo anniversario. «Quando eravamo al governo» ha detto l' ex vicepremier «avevamo promesso di trovare i soldi per risarcire i familiari, visto che chi c' era prima di noi non li aveva trovati, e abbiamo mantenuto la promessa».

La vittoria più bella - La piazza ha applaudito in modo composto. Qualche istante ancora di rispettoso silenzio e Salvini è partito affondando sull' acceleratore. «Quello del 26 gennaio non è un voto regionale, ma una scelta di vita». I decibel hanno raggiunto il massimo. Salvini, che ha confermato la chiusura della campagna elettorale giovedì prossimo a Bibbiano, ha citato una frase storica di Enzo Ferrari: «La mia vittoria più bella è quella che deve ancora arrivare, quindi sogniamo». «Una delle mie vittorie più belle» ha aggiunto il leader leghista «per me sarà domenica prossima».
Salvini ha poi nominato altri personaggi celebri della regione, dal ciclista Marco Pantani «il più grande dei grandi che probabilmente dava fastidio a qualcuno», a Lucio Dalla, a un emiliano d' azione come l' allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic, per arrivare allo scrittore Giovannino Guareschi. «Il partito comunista formava una classe dirigente seria e preparata. Adesso non esiste alcun tipo di selezione. Se ci fossero qua Peppone e Berlinguer» ha ironizzato l' ex ministro dell' Interno «cambierebbero marciapiede vedendo Bonaccini e Zingaretti. Oggi Peppone e Don Camillo voterebbero Lega».

Date brioches - Altra presa in giro: «Il centrosinistra e il governo sono terrorizzati: ma che brutto vivere con la paura! Mi ricorda il crollo dell' impero romano o i prodromi della rivoluzione francese con la differenza che noi la rivoluzione la facciamo pacificamente. Vi ricordate Maria Antonietta? "Regina, il popolo ha fame". "Date delle brioches". Ecco Bonaccini e Conte li vedo come Maria Antonietta, chiusi nel palazzo, terrorizzati, le stanno provando tutte. Il 27 porterò la lettera di sfratto al premier». Sul palco si sono alternati alcuni governatori di centrodestra: il lombardo Fontana e i presidenti del Friuli Venezia Giulia, dell' Umbria e del Trentino Alto Adige, Fedriga, Tesei e Fugatti. Anche la Borgonzoni è stata tranciante: «Tra i vari insulti che ricevo quotidianamente (gli ultimi da parte di Zingaretti e Calenda, ndr) qualcuno mi dice di vergognarmi per aver indossato la maglia su Bibbiano. Dovrebbe vergognarsi chi non ha controllato! Fosse stato anche solo un bambino rubato ai genitori, definirlo un "raffreddore" è uno schifo». «Qui vinciamo e basta» ha annunciato alla sua gente «vinciamo e li mandiamo a casa qui, poi a Roma, e ci riprendiamo questo bellissimo Paese!».

di Alessandro Gonzato  per liberoquotidiano.it

Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev