capture 083 27012020 143806È il momento dell’addio. «Fiducia e responsabilità. Ricordatevi queste due parole e collegatevi, perché oggi sarà una giornata davvero importante…». Luigi Di Maio alla fine lascia il trono e condivide su Facebook la diretta dell’evento M5S al Tempio di Adriano. È un momento difficile per Di Maio che si dimette ufficialmente da capo politico dei 5S.  E spiega le motivazioni che lo hanno spinto a fare un passo indietro e a rinunciare al ruolo di guida dopo 28 mesi del Movimento. «Per stare al governo serve essere presenti sul territorio in maniera organizzata: ci ho lavorato un anno e ho portato a termine il mio compito. Ora inizia il percorso verso gli Stati generali», sono le sue prime parole al Tempio di Adriano.

Meloni: «Siamo alle battute finali»

Dura Giorgia Meloni. «Tra Zingaretti che tenta di nascondere il Pd proponendo lo scioglimento del suo partito e Di Maio che si dimette da capo politico del M5S, assistiamo alle battute finali di un governo fantoccio nato nel palazzo con il solo scopo di non far decidere agli italiani da chi vogliono essere rappresentati. Fratelli d’Italia non ha alcuna intenzione di stare in silenzio: elezioni subito per dare alla Nazione un governo forte e coeso». Lo scrive su Facebook la leader di FdI.

Di Maio: «Il M5S non è finito»

«​È giunto il momento di rifondarsi: oggi si chiude un’era – dice Di Maio – Ed è per l’importanza di questo momento che ho iniziato a scrivere questo documento un mese fa. Una volta nominati i facilitatori il mio compito è terminato». Ma il Movimento Cinquestelle, assicura l’ormai ex leader, «non è finito, anzi è appena cominciato. Inizia una nuova era». Di Maio ha ricordato i primi dieci anni di vita di quella che definisce una «forza visionaria unica al mondo». Ha enfatizzato i risultati ottenuti.  Ha promesso: «Anche se il Paese è cambiato, ed è cambiato anche grazie a noi, continueremo ad essere l’incubo di analisti finanziari e politici. E lo saremo ancora, non è finita qui».

Di Maio scopre che «per fare serve tempo»

«Sappiamo bene che il Movimento è nato per scardinare il potere costituito — ha detto ricordando le battaglie appoggiate, come No Tav, no Tap, vitalizi e le concessioni autostradali —. Stando al governo abbiamo scoperto quanto sia difficile. Abbiamo resistito, con fatica, per essere dalla parte degli italiani e non dei privilegi». Ha poi riconosciuto che alcuni obiettivi non sono stati raggiunti, per mancanza di condizioni o di vincoli creati da altri in passato. «Tutto si può fare se programmato con realismo, ma non certo in pochi mesi. Ecco perché il Movimento 5 Stelle non può essere giudicato per 20 mesi al governo. Dobbiamo pretendere di essere giudicati almeno alla fine dei 5 anni della legislatura, perché serve tempo per rimettere in ordine i disordini creati da chi c’era prima. Ecco perché il governo deve andare avanti».

L’attacco a chi ha abbandonato il M5S

Di Maio non rinuncia però a togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «Abbiamo tanti nemici, qualcuno che resiste e che ci fa la guerra. Ma nessuna forza politica è mai stata sconfitta dall’esterno. I peggiori nemici sono quelli che al nostro interno lavorano non per il gruppo ma per la loro visibilità». Quindi l’attacco a chi ha abbandonato il Movimento: «Qualcuno è salito sul nostro carro solo per convenienza, qualcuno ha tradito la fiducia per interessi personali. Ci sono quelli che hanno messo se stessi prima del Movimento: l’unica soluzione è stata allontanarli».  E fa la vittima. Si scaglia poi contro il “fuoco amico”: «Lesi dal tutti contro tutti, il rumore di pochi ha fatto danni. Basta pugnalate dalle retrovie». Il leader pentastellato ha condannato infatti gli «attacchi ai probiviri da chi fa il martire tradendo regole» e definito «da psichiatria chi lascia e sostiene il governo dal gruppo Misto». E sul suo futuro nel Movimento assicura: «Non lo mollerò mai, è la mia famiglia».

di Aldo Garcon per www.secoloditalia.it