capture 345 15022020 172454Caro Francesco Merlo, sai che sono un tuo estimatore. Abbiamo lavorato insieme al Corriere della Sera in anni lontani e fui tra i primi a segnalare ai colleghi di vertice che eri un fuoriclasse. Poi fu Paolo Mieli a valorizzare il tuo talento. E da allora hai scalato la montagna di carta. La mia ammirazione per te tuttavia non mi impedisce di criticare alcune tue prese di posizione che assomigliano molto nel linguaggio agli sfoghi della destra più aspra. Un esempio. Difendi la tua Repubblica che ha titolato: "Cancellare Salvini". A me tale espressione non scandalizza. Ciascuno usa introdurre gli articoli con le parole che preferisce. Tuttavia ti pongo una domanda. Se Libero avesse aperto così il giornale: "Cancellare Segre", come avresti commentato la nostra scelta? Non dirmi che avresti applaudito. E allora perché giustifichi infantilmente la cancellazione di Salvini, il quale comunque, benché non ti piaccia, è il leader del più grande partito italiano?

 

E veniamo al discorso del Capitano in Senato. Esteticamente ripugnante? De gustibus. Ma trattare l' uomo come fosse un brigante quando questi si è limitato a citare i propri figli non mi sembra un atto di cavalleria. Matteo ha tanti difetti, però rispetto alla tua amata sinistra ha il pregio di essere in sintonia con gli abitanti della penisola, che non lo votano per le felpe o per le invocate ruspe, bensì in quanto egli si propone di difenderli dalle invasioni barbariche. Probabilmente Quintino Sella era migliore di lui, eppure non è un buon motivo per considerarlo peggiore di Di Maio, Bonafede e Conte, i quali stanno rendendo ridicolo il nostro già abbastanza buffo Paese.

In politica ciascuno ha le proprie idee e io non voglio contestare le tue malgrado non le condivida. Mi limito a segnalarti che le discussioni in materia debbano svolgersi nell'ambito del Palazzo e che i contenziosi è bene si risolvano entro le mura del medesimo. Se invece si affida l' arbitrato alla magistratura, nella speranza venga liquidato l' avversario con una sentenza, significa che i politici hanno rinunciato al loro ruolo consegnandosi mani e piedi ai giudici. A me dei Casamonica, dei rom e degli immigrati non importa nulla, immagino che non saranno mai sconfitti né tantomeno integrati. Il punto è un altro e riguarda la cultura. Non è lecito supporre che coloro i quali la pensano diversamente da noi, da te, siano dei deficienti degni di disprezzo.

di Vittorio Feltri per www.liberoquotidiano.it