capture 430 21022020 173042«Mi avete resuscitata...Siete i miei angeli, non so come ringraziarvi». «La signora ci ha accolto così, in ospedale, quando siamo andati a trovarla...». Si commuovono silenziosamente Michele Sabetta e Diego Chavez, rispettivamente maresciallo ordinario e vicebrigadiere della piccola stazione di Buccino, quando raccontano la loro «impresa eroica» nel riportare alla vita una donna morta. Anzi, uccisa dal marito che era lì, a guardare quelli che - avrà pensato - erano inutili tentativi di rianimazione. «Arrestatemi. Tanto l’ho uccisa...», aveva detto solo pochi istanti prima. Entrambi i militari parlano con gli occhi, luccicanti di gioia, e con i volti che continuano a conservare un «angelico» sorriso. Sì, angelico, perchè in fondo loro hanno davvero fatto un miracolo. Lo testimonia anche il loro comandante, il capitano Luca Geminale, della compagnia di Eboli da cui dipende la stazione di Buccino: «Sono stati tempestivi, hanno avuto il giusto intuito di intervenire subito andando al di là dell’ordinario, facendo qualcosa di eccezionale che va oltre il semplice ruolo di investigatore...Anche perchè, mi piace ricordarlo, sono in servizio in una stazione e non in un reparto operativo specializzato». 

 

Il maresciallo Sabetta incrocia le mani e arrossisce. Quelle mani con le quali le ha fatto il massaggio cardiaco. È stato lui, mentre il vicebrigadiere Chavez aveva salvato il marito dal lanciarsi dal balcone, afferrandolo e tenendolo stretto, a insuffiare per aprir la trachea alla vittima. «La scena che ci siamo trovati davanti - spiega il sottufficiale - era quella di un omicidio: la donna era adagiata sul letto, immobile, con il filo ancora intorno al collo e la lingua da fuori. Era morta: battito assente, respiro anche. Il nipote, che ha lanciato l’allarme, era agitato... dal suo racconto abbiamo capito che tutto era accaduto da poco. Io e il collega ci siamo guardati e ci siamo intesi: perché non provare? In attesa del 118 abbiamo iniziato le manovre di Bsl (Basic Support Life, ndr) ... È sembrato un’eternità... Il tempo sembrava infinito in quel momento fino a quando, all’improvviso, la signora ha vomitato sangue e si è ripresa...». Il vicebrigadiere sorride e annuisce. Lui, di origini argentine, l’ha subito tranquillizzata rivolgendosi a lei in spagnolo dal momento che la donna e il marito aguzzino avevano vissuto per decenni in sud America, dal quale erano rientrati soltanto da un paio di anni dopo la crisi economica che aveva fatto perdere loro tutto. «In questo modo - spiega il vicebrigadiere Chaves - sono riuscito a tranquillizzarla, a farla sentire a suo agio».

Sono stati i medici dell’ospedale di Polla, poi, ad elogiare il loro lavoro e a dare una spiegazione scientifica a quello che, per tutti, soprattutto a Buccino, continua ad essere evocato come un miracolo. Il miracolo della vita sulla morte. In effetti, efefttuando il massaggio cardiopolmonare, i carabinieri sono riusciti a far battere il cuore e aprire la trachea consentendo alla donna di respirare. Quindi di vivere. Per l’intera comunità di Buccino loro ora sono eroi, anzi angeli. «Anche le nostre famiglie - dicono i due militari dell’Arma - quando siamo tornati a casa si sono emozionate assieme a noi».

 

di Federico Bosi per www.affaritaliani.it