capture 486 26022020 165110Dopo gli insulti di Gene Gnocchi a Claretta Petacci che ancora gridano vendetta nel corso di una puntata di “Di martedì” da Giovanni Floris su La7. Dopo gli insulti a Matteo Salvini in un’altra penosa performance comica («la vera notizia è che Salvini abbia qualcosa in testa») arriva l’ennesima gaffe. E arriva anche qualcuno che mette a posto questo “genio” della comicità che non fa ridere nessuno, eccetto il parterre degli ospiti delle trasmissioni. Quel qualcuno è  Sandro Mayer, il  direttore di DiPiù ed “arbitro a bordo campo” di Ballando con le Stelle. Ebbene, Gene Gnocchi  nella puntata di “Di Martedì” di questa settimana ha incluso Mayer  nella lista di coloro che sono saliti sul carro del Movimento 5 Stelle dopo le elezioni del 4 marzo.

Sconcertato, il sobrio Meyer, ha risposto per le rime in un lunghissimo articolo per il suo settimanale ripreso poi da dagospia.com. Mayer dice di non conoscere Gnocchi e si chiede come Gnocchi faccia a conoscere lui, al punto da sapere addirittura su quale carro sia salito. Non solo, Mayer ricorda a Gnocchi quanto successe al Festival di Sanremo del 1989 quando Beppe Grillo «fece un intervento davanti a ventidue milioni di telespettatori, che durò circa un quarto d’ora, e lì attaccò molte persone alla ribalta: Martelli, il Partito Socialista, Al Bano. Ma la violenza verbale più forte la usò contro di me, perché mi definì addirittura un “coglione”».

Il motivo dell’insulto era il seguente. All’epoca in un ‘intervista che Mayer, come spiega lui stesso, fece durante una puntata di Domenica In quell’anno a un bambino di 7 anni il cui papà era stato rapito per mesi. Meyer ammette che in quell’intervista ci furono molti sbagli – tra tutte l’intervista a un minore – eche l’intervista fu molto criticata. Pertanto,  aggiunge, «io da quel momento non ho mai più avuto rapporti con Beppe Grillo e di lui non conservo un bel ricordo». L’articolo di Meyer è tutto da leggere sul sito di Dagospia. La conclusione è veramente una badilata contro Gnocchi:

«Insomma, signor Gnocchi, la sua non era satira, perché, ribadisco: la satira parte da un fatto vero per fare ridere. Ma qui ha fatto ridere soltanto, come ho sentito in sottofondo, il conduttore Floris che si è fatto una risatella, ma sa di che tipo? Tipo quella che fa il bambino di dieci anni all’oratorio quando il nonno va in palcoscenico e racconta le barzellette ai bambini per intrattenerli ma nessuno ride, e allora si sente solo quel risolino forzato, quasi da ebete, del nipotino. E concludo, signor Gnocchi, io non sono mai salito sul carro dei vincitori, perché, mi permetta un atto di presunzione: con la mia professione, sul carro dei vincitori ci sono sempre stato e sempre ho guidato io».

di Federica Argento per www.secoloditalia.it